È stato raggiunto un accordo tra la Turchia e gli Stati Uniti per fermare l’offensiva turca contro i curdi nel Rojava. L’annuncio è stato dato dal presidente statunitense Donald Trump sul suo profilo Twitter, dove l’inquilino della Casa Bianca scrive di “milioni di vite che saranno salvate”. È iniziata poi subito dopo la conferenza stampa del suo vice Mike Pence, da Ankara, dove si trovava oggi per incontrare il presidente turco Erdogan. Si tratta di un cessate il fuoco di 5 giorni per far sì che i curdi si ritirino dalla zona di sicurezza turca di 30 km nel Nord-Est della Siria e poi fare in modo che si arrivi a una conclusione definitiva dell’operazione militare.
Nella notte è arrivata la condanna del Consiglio europeo: i leader dei 28 Paesi hanno infatti ribadito la richiesta di cessate il fuoco alla Turchia, e si apprende da un comunicato del Consiglio europeo che l’Unione “condanna l’azione militare unilaterale della Turchia nella Siria nordorientale, che provoca inaccettabili sofferenze umane, mina la lotta contro l’Isis e minaccia pesantemente la sicurezza europea. Ed esorta nuovamente Ankara a ritirare le sue forze e a rispettare il diritto internazionale umanitario.
“Fermate il massacro del popolo curdo”, così dalle colonne de “la Repubblica”, Roberto Saviano lancia il suo appello: un invito per fermare le truppe turche, un appello all’Europa. Si rivolge alle istituzioni, chiedendo di soccorrere un popolo che ha aiutato l’Occidente nella guerra contro l’Isis. “Tutto questo – scrive Saviano – ci riguarda perché l’Europa, che qualcuno vorrebbe distruggere, deve dimostrare di esistere come entità politica, territoriale, economica, e soprattutto culturale. Un luogo in cui la democrazia esiste e, per quanto in pericolo, resiste”. A questa richiesta di aiuto hanno partecipato intellettuali, scrittori e premi Nobel, insieme per evitare che i curdi vengano abbandonati al loro destino.
Ma nonostante l’accordo sul cessate il fuoco e la tregua che dovrebbe durare 120 ore, continuano gli scontri con sporadici bombardamenti lungo il confine nel nordest della Siria, nell’area di Ras al-Ain.