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Marò, istituito tribunale speciale. Per legge non può decidere su pena di morte

di Giulia Prosperetti25 Marzo 2013
25 Marzo 2013

Tra polemiche e gaffe internazionali continua il braccio di ferro tra Italia e India sul caso marò. I fucilieri italiani accusati di aver ucciso due pescatori a largo delle coste di Kochi “non sono vittime della politica o delle emozioni del Kerala ma piuttosto delle loro stesse azioni criminali. Hanno ucciso due persone innocenti”. Parole dure che suonano già come una condanna quelle del premier dello stato del Kerala, Oommen Chandy. Intervistato dall’emittente Ndtv, ha poi ribadito che “non ci sono ragioni per giudicarli in Italia” e la giurisdizione del caso non può che essere indiana.

Il destino di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sarà affidato a un tribunale speciale “ad hoc”  e stando alle fonti giudiziarie citate dal Times of India, sarà Amit Bansal, il magistrato a capo della Corte metropolitana di New Delhi, a pronunciarsi sul caso. Se condannati, i due marò potranno scontare la pena in Italia in seguito a quanto siglato da un accordo tra i due paesi. E’ stata, infatti, definitivamente scongiurata la possibilità di una condanna a morte per i due imputati. La legge indiana stabilisce che un tribunale di un magistrato capo giudiziario o metropolitano, come quello che giudicherà Latorre e Girone, può dettare qualsiasi sentenza autorizzata dalla legge, eccetto quelle che prevedano la pena di morte o l’ergastolo, fino a un massimo di sette anni di carcere. Ulteriori garanzie sono state date dal  ministro della Giustizia indiano, Salman Khurshid, che oggi ha ricevuto il sottosegretario agli Esteri Staffan de Mistura. Un incontro definito “molto importante”, il secondo da venerdì scorso, quando De Mistura è giunto India per accompagnare i due marò.

Mentre i due imputati attendono il giudizio, i fucilieri italiani in servizio sulle navi continuano a sparare e a solcare la stessa rotta della Enrica Lexie rinnovando il rischio di un nuovo “incidente”.

L’ultimo caso, dieci giorni fa, quando sei barche di pirati hanno assaltato un mercantile italiano nel Golfo di Aden. I fucilieri hanno sparato, i pirati desistito.

Se con il rientro in India dei due marò si è scongiurata una crisi diplomatica, la decisione ha avuto forti ripercussioni in Italia. Venerdì il Cocer Marina e il Cocer Interforze, i due “sindacati” dei militari, con due comunicati hanno messo sotto accusa la decisione del Governo, manifestando “sconcerto e disorientamento” per la vicenda: “Con quale serenità gli uomini della Marina, oggi possono continuare a fare il loro dovere, a bordo delle unità navali e nei teatri operativi, avendo costatato che le quotidiane azioni, che impongono l’assunzione diretta di rischi e responsabilità, non troveranno un’ adeguata difesa e tutela da parte della Nazione?”.

Giulia Prosperetti

 

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