A meno di 24 ore dall’inizio dell’operazione militare “Fonte di pace” nel nord-est della Siria, “109 terroristi sono stati uccisi” dai raid della Turchia. Sarebbero già state colpite 181 postazioni. Lo ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, parlando ai leader provinciali del suo Akp.
Ci sono anche diversi miliziani curdi “feriti” e altri che si sono “consegnati” all’esercito turco e ai suoi alleati locali, ha aggiunto Erdogan, senza indicare in questo caso un numero preciso. Proprio Erdogan su Twitter aveva chiarito che mirava a “neutralizzare la minaccia terroristica contro la Turchia creando una zona cuscinetto per stabilizzare l’aerea”.
Gli attacchi sono arrivati dopo la partenza dei militari statunitensi da due postazioni frontaliere per ordine del presidente Donald Trump. Partenza vissuta come un voltafaccia dai curdi che per anni sono stati fondamentali nella guerra contro l’Isis. Trump, smentendo le precedenti aperture, ha condannato l’attacco turco, definendolo “una cattiva idea”.
Domani è prevista una riunione d’emergenza dell’Onu per tentare di porre fine al conflitto. Intanto anche iraniani e siriani si preparano a combattere. Il presidente siriano Bashar al-Hassad si trova nell’ambigua condizione di non volere l’autonomia dei curdi ma neanche di poter accettare l’invasione dei turchi sul suo territorio.
Poco dopo l’inizio delle operazioni militari l’Unione Europea ha chiesto alla Turchia di fermare l’offensiva. “Chiedo con forza di interrompere immediatamente ogni azione militare”, ha detto il presidente del Parlamento europeo David Sassoli. Anche il premier Giuseppe Conte ha parlato dello scontro al confine turco: “Sono stato informato che la Turchia ha assunto un’iniziativa unilaterale sulla quale non posso che esprimere preoccupazione. Si dovrebbero evitare iniziative che destabilizzano quella regione e provocano sofferenza per la comunità locale”.