Le forze armate turche proseguono la pianificazione dell’invasione della Siria. “L’esercito attraverserà a breve il confine”, il messaggio che il capo della comunicazione della presidenza Erdogan, Farettin Altun, aveva affidato questa mattina a Twitter, annunciando l’inizio delle operazioni di terra, dopo che le forze di Ankara hanno lanciato nella notte una serie di attacchi missilistici contro le postazioni dell’Sdf, le forze democratiche curdo-siriane che negli ultimi mesi hanno combattuto l’Isis al fianco dell’esercito americano.
“I militanti curdi hanno due opzioni: possono disertare oppure noi dovremo fermarli dal contrastare i nostri sforzi di combattere l’Isis”, ha poi ribadito Altun, in un editoriale pubblicato sul Washinghton Post dal titolo: “Il mondo deve sostenere il Piano della Turchia per la Siria nord-orientale”, per riaffermare la posizione della presidenza Erdogan.
D’altro avviso il governo iraniano, che nella figura del presidente Hassan Rouhani ha richiamato a una maggiore moderazione l’omologo turco, per evitare un intervento militare. “Le truppe americane devono lasciare la regione” e i curdi in Siria “sostenere l’esercito siriano” di Bashar al Assad, che dovrebbe prendere il controllo del nord-est del Paese al confine turco, ha spiegato Rouhani.
Le offensive notturne di Ankara si sono concentrate lungo le sponde dell’Eufrate e nella zona di Aleppo, la città simbolo della resistenza allo stato islamico, liberata nel dicembre 2016 dopo quattro anni di combattimenti. E proprio l’Isis, simbolo dichiarato dell’offensiva turca nella ragione, pare aver approfittato della situazione. Come riferiscono fonti vicine all’Sdf, lo stato islamico avrebbe portato nella notte una serie di attacchi coordinati nella zona di Raqqa, roccaforte dell’esercito democratico siriano.