“Possiamo arrivare una notte all’improvviso. È assolutamente impossibile per noi tollerare ulteriormente le minacce di questi gruppi terroristici”. Il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan, in una conferenza stampa ha annunciato che l’operazione militare per colpire le milizie curde dell’Ypg nel Nord-Est della Siria, dove sostiene si nascondano numerosi terroristi, può cominciare in qualunque momento.
Parole sostenute anche da Mevlut Cavusoglu, ministro degli Esteri turco, che in un suo messaggio su Twitter afferma che il governo turco è determinato “ad assicurare la sopravvivenza e la sicurezza del Paese liberando la regione dai terroristi”. Ma le forze curdo-siriane, attraverso le parole ai media locali del portavoce Mustafa Bali, si dichiarano pronte a difendere il Nord-Est “a ogni costo”.
Il via libera è stato dato dagli Stati Uniti dopo un colloquio telefonico tra Erdogan e il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Lo ha riferito nella giornata di ieri la responsabile della comunicazione della Casa Bianca, Stephanie Grisham.
Gli Stati Uniti hanno iniziato il ritiro delle loro truppe dalla frontiera dal Nord-Est siriano al confine con la Turchia. La notizia è stata confermata non solo da Erdogan, ma anche da testimoni oculari e dalle milizie curde: l’esercito statunitense avrebbe abbandonato le postazioni strategiche di Ras al-Ayn e Tal Abyad.
Il ritiro americano, come ricordato dal presidente turco durante la conferenza stampa, era già stato preso in considerazione da Trump nel dicembre dello scorso anno. Tale decisione suscitò le polemiche della comunità internazionale e portò alle dimissioni, in segno di protesta, dell’allora Segretario alla Difesa Jim Mattis e uno sforzo dell’allora consigliere John Bolton per proteggere i curdi.