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HomePolitica Tensione tra Pd e Renzi sulla manovra
I nodi restano cuneo fiscale e coperture

Manovra, tensione di governo
Renzi vs PD su cuneo fiscale
e mancano alcune coperture

L'ex premier: "Agire su spesa e debito"

Ma già non si troverebbero 2-5 miliardi

di Giacomo Andreoli04 Ottobre 2019
04 Ottobre 2019

Sulla manovra la fibrillazione del governo Conte è palpabile. Dopo lo scontro di ieri tra Matteo Renzi e il Pd sul taglio del cuneo fiscale, oggi arriva una lettera dello stesso leader di Italia Viva al Corriere della Sera. Una missiva non priva di pungoli per la maggioranza. Sono diversi poi i retroscena giornalistici parlano della difficoltà del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri nel reperire tutte le risorse necessarie.

L’ex dem ieri aveva parlato dei circa 3 miliardi per il taglio del costo del lavoro previsti dal governo come un “pannicello caldo”, un’operazione che non darebbe vero impulso all’economia italiana. Il PD aveva risposto piccato con il viceministro all’Economia Antonio Misiani, ricordando come il partito di Renzi volesse rinviare il taglio del cuneo al 2021, e poi con il segretario Nicola Zingaretti, secondo cui “ogni distinguo e ogni polemica è un favore a Salvini”. E ora, tramite le pagine del Corriere, Renzi ribadisce che si deve fare di più per stimolare la crescita. Le proposte sono: tagliare gli sprechi sulla spesa pubblica che, segnala ancora il leader di Italia Viva, è passata “immotivatamente” dai 132-134 miliardi dei suoi governi ai 140-150 miliardi attuali; sbloccare il pacchetto da 36 miliardi di euro di investimenti pubblici “tenuto fermo dai lacci della burocrazia”; allungare la scadenza dei titoli di stato.

Ma intanto, mentre arrivano le rassicurazioni della viceministra all’Economia Laura Castelli sul blocco totale dell’aumento dell’Iva, i conti già non tornano. Dei 30 miliardi necessari solo per bloccare le clausole di salvaguardia, realizzare il taglio sul costo del lavoro e iniziare ad aiutare le famiglie riducendo le rette sugli asili nido, mancherebbero dai 2 ai 5 miliardi di euro. Due miliardi è il conto minimo: anche considerando flessibilità europea, lotta all’evasione fiscale, spending review, taglio degli sgravi fiscali “dannosi per l’ambiente” e proroga dell’imposta sostitutiva sulla rivalutazione sui terreni, questi soldi non ci sarebbero.

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