“Un grande spirito costruttivo” è questo che, secondo il guardasigilli Alfonso Bonafede, ha animato il vertice sulla giustizia che si è tenuto ieri alla Camera dei deputati. Ma la riforma del processo penale e civile, oltre al sistema di elezione al Consiglio superiore della magistratura sul tavolo, spaccano il governo giallorosso.
A discuterne con Bonafede, i rappresentati dei partiti di maggioranza: il capogruppo Pd alla Camera Graziano Delrio, Maria Elena Boschi e Davide Faraone di Italia Viva, i capigruppo M5S Francesco D’Uva e Gian Luca Perilli, quelli di Liberi e Uguali Federico Fornaro e Loredana De Petris. Presenti anche la responsabile giustizia Dem, Roberta Pinotti, il presidente di LeU Pietro Grasso, e il sottosegretario alla Giustizia Andrea Giorgis.
Bonafede vuole dividere la riforma in due distinti disegni di legge: uno riguarderà il processo civile, mentre l’altro il procedimento penale e il Csm. Per rendere più spedito l’iter, i due progetti “interesseranno entrambi i rami del Parlamento”. Inoltre il ministro punta a riformare il sistema elettivo del Consiglio superiore della Magistratura – introducendo la formula del sorteggio – e l’interdizione, per i magistrati che hanno svolto un ruolo politico, per ritornare a svolgere a vita il mestiere.
La maggioranza, riunitasi alla Camera, è d’accordo che si debba rendere il processo più veloce ma si spacca sulla prescrizione: stando alla legge spazzacorrotti, che entrerà in vigore il 1 gennaio prossimo, si fermerà dopo la sentenza di primo grado. Dopo una lunga discussione rimane una maggioranza divisa, con un distacco netto tra i Grillini e la restante parte delle forze sostenitrici del governo Conte.
“Non capisco perché ritardare l’entrata in vigore della riforma della prescrizione. Nessun cittadino lo capisce, visto che vogliamo fare una riforma che renda il processo breve”, ha asserito il ministro Bonafede. Ma la questione rimane in sospeso, in attesa che le parti s’incontrino di nuovo per sciogliere il nodo sulla prescrizione. Il governo, rassicura in ogni caso il guardasigilli, non cadrà sulla riforma della giustizia.