Venerdì scorso, nel giorno in cui quasi un milione di ragazzi hanno invaso le strade delle principali città italiane per manifestare il disappunto e la rabbia per il pressapochismo con cui vengono gestite le crisi ambientali e climatiche, è tornata d’attualità la proposta di abbassare a 16 anni l’età per esercitare il diritto di voto. A rilanciare l’idea è stato l’ex presidente del Consiglio, Enrico Letta, incontrando subito il favore della maggior parte dei partiti politici.
“Va benissimo” ha detto il premier Giuseppe Conte, aggiungendo di ritenere che “i nostri ragazzi a sedici anni abbiano la piena maturità psicofisica”. “È un tema più da sede parlamentare. Io fornisco un assist”, ha poi concluso il presidente del Consiglio, rinviando alle Camere la discussione. Anche i due azionisti di maggioranza del governo, Movimento 5 Stelle e Partito Democratico, attraverso le parole dei rispettivi leader, si dicono favorevoli alla proposta: “Questi ragazzi a quest’età in Italia possono anche lavorare, avere una vita quasi da maggiorenni, è giusto che abbiano il diritto al voto”, ha affermato Luigi Di Maio, aggiungendo però che l’iniziativa dovrebbe andare di pari passo con “una maggiore attenzione all’educazione civica nelle scuole”. Sempre tra i pentastellati, il presidente della Camera Roberto Fico definisce “molto importante dare già una responsabilità ai ragazzi che possono insieme interessarsi ancora più da vicino alla cosa pubblica con il diritto del voto, un diritto fondamentale”. “Da sempre favorevole” si è dichiarato il segretario dem, Nicola Zingaretti, che in un tweet ha poi evidenziato come “la passione civile di tante ragazze e tanti ragazzi che incontro tutti i giorni rafforzano questa idea. Ora è tempo!”.
Non si aggiunge invece al coro dei Sì il senatore a vita ed ex presidente del Consiglio, Mario Monti, che si è detto “per una volta di parere opposto rispetto a Letta”. “Il nostro è un Paese che gestisce le sue politiche contro i giovani. Non sono convinto che dando il voto ai sedicenni questo cambierebbe”, ha detto Monti, motivando così la sua posizione.
È motivo di dibattito, nel frattempo, quanto davvero i 16-17 anni, potrebbero incidere sull’equilibrio politico in Italia. Stando ai numeri, sarebbero un milione e duecentomila i ragazzi coinvolti, circa il 2% della popolazione. Troppo pochi per poter davvero incidere.