Lo aveva già chiesto in tempi non sospetti, qualche mese fa, prima che fallisse l’esperienza gialloverde. Ma adesso il tono del ministro degli Esteri e capo del M5s Luigi Di Maio si fa perentorio: “Mi auguro che ci sia il consenso in Parlamento per far partire la commissione d’inchiesta sui fondi ai partiti”, ha detto a Sky. “Penso – aggiunge – che il governo sia caduto anche per la volontà della Lega di non far partire quella commissione”.
Un chiaro riferimento a Matteo Salvini, che riprende la spinosa questione dei presunti fondi russi al Carroccio. “Invece di provare a portare in Parlamento uno che da ministro neanche è voluto venire a riferire, – prosegue Di Maio – sosterrei l’idea di una commissione non solo sul caso specifico, ma su tutti i finanziamenti ai partiti negli anni scorsi”.
Il punto è che la guerra fra Lega e l’esecutivo Conte bis non è solo materia di slogan e dichiarazioni, ma si combatte anche in Parlamento e nelle sue Commissioni, sul filo dei regolamenti: pur essendo cambiato il governo, la composizione delle Commissioni parlamentari è rimasta invariata – con molte presidenze e maggioranze in mano al partito di Salvini.
La prima imboscata il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli l’ha messa in atto ieri, facendo saltare la prima Commissione al Senato, sulla riforma della giustizia contabile, per mancanza del numero legale: “È un assaggio – tuona Calderoli – tanto per capire che la Lega la sua opposizione la sa fare seriamente e con costanza”. E conclude: “Ora la musica è cambiata. Questa maggioranza deve imparare a stare al mondo”. Il vicepresidente del Senato ha poi affermato di voler “scatenare il Vietnam” a Palazzo Madama. “È solo l’inizio – avverte – e infatti siamo già partiti anche con l’addestramento dei colleghi del gruppo per un’opposizione dura e senza sconti”.
La Commissione d’inchiesta sui finanziamenti ai partiti voluta da Di Maio potrebbe avere difficoltà a partire, proprio a causa di battaglia interna alle stesse Commissioni. Ma, come affermato su Facebook dal capo M5s, “serve, va fatta subito e deve riguardare tutti, anche il Movimento. Nessuno escluso. I cittadini quando votano devono sapere se la forza politica a cui stanno dando il loro consenso fa i loro interessi o quelli di qualcun altro. Riteniamo doveroso garantire la tracciabilità dei soldi che un partito incassa durante una campagna elettorale”.