La webtax è una novità: per la prima volta un’azienda viene tassata nel paese in cui produce profitti, e non in quello in cui ha sede legale. Nel mirino ci sono i colossi della web economy (Google, Apple, Amazon e Facebook), accusati soprattutto dall’Unione Europea di “eludere” miliardi. Ma proprio perché si tratta di un’imposta nuova, è ancora molto dibattuta. A detta di molti, però, tassare gli Over the top della web economy resta comunque necessario. Fra chi la pensa così c’è il fiscalista Tommaso Di Tanno. Ne abbiamo parlato con lui.
Come si è arrivati alla necessità di una webtax?
“L’economia digitale è un’economia sostanzialmente “immateriale” che quindi sfugge a tutti i criteri di normale tassazione. La frattura nasce perché si ragiona con le vecchie categorie di pensiero del diritto su situazioni che invece sono nuove. E che stanno diventando sempre più importanti. Se si vogliono tassare gli Over the top bisogna andare oltre la ‘fisicità’ e ripensare il concetto di ‘stabile organizzazione’. Certo è che per modificare un pensiero del genere serve un accordo globale”.
Un accordo che però è difficile da raggiungere.
“L’Ocse ci sta lavorando da almeno cinque anni. Il punto è che gli Stati Uniti sono contrari a tassare i colossi della Rete: la web economy e i suoi protagonisti hanno sede proprio negli Usa”.
Poi c’è l’Europa.
“Per una webtax comunitaria serve l’unanimità. Ma l’Unione è divisa anche al suo interno: paesi a fiscalità agevolata come l’Irlanda hanno guadagnato molto dalla web economy e non sono disposti a votare una webtax”.
E in Italia?
“Tecnicamente non è facile da concepire, ma tassare colossi come Google è necessario perché bisogna porre fine a questa sorta di ‘elusione'”.
Che soluzione immagina per il futuro?
“Un accordo, che sia europeo o addirittura mondiale, mi sembra difficile. O si detassano le imprese e ci si focalizza sulle persone fisiche, oppure si dovrà cercare un accordo collettivo. In questo senso, credo che alla lunga la web economy diventerà talmente preponderante sulle altre economie che la necessità di una webtax verrà percepita anche da quei paesi che oggi gli si oppongono. È l’unica soluzione che immagino”.