Biglietti già terminati dopo pochissimi minuti dall’inizio della vendita ufficiale ma che riappaiono su piattaforme secondarie a prezzi maggiorati anche di dieci volte. Questo fenomeno è il secondary ticketing, un problema noto da alcuni anni all’interno del mondo dei concerti.
Il caso più clamoroso risale al 2016 con il concerto dei Coldplay, quando i biglietti per gli spettacoli italiani del gruppo musicale britannico terminarono in tempo brevissimo sul sito di TicketOne, per poi ricomparire all’istante su piattaforme come Viagogo, Seatwave e Stubhub a cifre spropositate. Della vicenda parlò anche la trasmissione televisiva di Italia 1 Le Iene con alcuni servizi in cui veniva denunciato un accordo tra promoter e rivenditori secondari.
Nell’occhio del ciclone finì Live Nation Italia, accusata di immettere direttamente i biglietti a disposizione sui siti di secondary ticketing per ottenere un profitto. Da qui, partirono le indagini della Procura di Milano: agli indagati – i vertici di Live Nation, Vivo, DI and GI e Viagogo – vennero contestati i reati di truffa allo Stato e alla Siae, oltre all’aggiotaggio. Accuse poi cadute dopo le assoluzioni a febbraio 2019.
La nuova legge
Per combattere il bagarinaggio online è stata introdotta una nuova misura: il biglietto nominale. Inserita nell’ultima legge di bilancio ed entrata in vigore dal 1° luglio 2019, la norma è valida per gli spettacoli dal vivo in luoghi con una capienza superiore a 5000 persone e cerca di impedire ai bot, software programmati per l’acquisto in massa di biglietti, di far sparire all’istante i tagliandi dei concerti per immetterli nel mercato secondario.
Per portare a termine l’acquisto è infatti ora necessario identificarsi attraverso la registrazione con anagrafica completa, e-mail e numero di cellulare. Per rendere valida la registrazione il sistema invia un sms all’utente contenente un codice identificativo. Le piattaforme online dovranno inoltre dotarsi di sistemi informatici in grado di individuare i bot. Per poter accedere all’area dell’evento, infine, dovranno essere superati i controlli all’ingresso, in cui verrà mostrato il biglietto e il documento di riconoscimento.
La procedura per cambiare nominativo, consentita soltanto all’intestatario e all’acquirente, può avvenire sia online che in loco, prevede l’annullamento del biglietto con il vecchio nome pagando una commissione di circa 4 Euro e il rilascio di un nuovo titolo d’accesso. Per contrastare siti come Viagogo, le piattaforme devono inoltre garantire la possibilità di rimessa in vendita di un biglietto al prezzo originario, tramite lo stesso sistema. Diventano quindi degli intermediari tra chi vuole vendere un tagliando e chi vuole acquistarlo.
La polemica
L’introduzione del biglietto nominale ha però suscitato le proteste degli organizzatori di questo settore, i quali hanno fatto fronte comune contro questa misura. Prevedono infatti un aumento del prezzo dei tagliandi per le spese di sicurezza, ma anche maggior tempo d’attesa ai cancelli d’ingresso a causa dei controlli. Inoltre, secondo gli organizzatori, il percorso per cambiare nominativo o per rivendere un biglietto sarà lungo e complicato.
Secondo Carmelo Costa, promoter e membro di Assomusica, l’associazione degli organizzatori e dei produttori di concerti, la soluzione sarebbe oscurare le piattaforme di secondary ticketing: “Nonostante questa nuova legge sono ancora attive. Le abbiamo segnalate spesso, ma senza alcun esito”.
È più ottimista il suo collega Lello Manfredi, organizzatore, tra gli altri, dei concerti di Vasco Rossi e Jovanotti a Messina: “Superato il primo periodo di difficoltà, questa norma verrà accettata, come già accaduto nel calcio”.
Non soltanto gli organizzatori, ma anche i distributori come TicketOne, tramite l’amministratore delegato Stefano Lionetti, si dicono scettici: “I fatti dimostrano che la nominatività è inefficace, dato che i biglietti ‘secondari’ si trovano ancora. In più, sarà meno semplice cedere un biglietto in caso di impedimento last minute o anche per fare un regalo”. Per TicketOne basterebbe applicare la legge che vieta il secondary ticketing: “Abbiamo presentato due esposti ad Agcom ma, inspiegabilmente, nessuno interviene per reprimere le condotte illecite da parte dei ben noti operatori”.
Ma perché è così complicato bloccare le piattaforme secondarie? “Perché siti come Viagogo hanno, ad esempio, la ragione sociale in Svizzera e quindi cercano di aggirare la norma che vieta il secondary ticketing”, spiega l’onorevole Sergio Battelli, primo firmatario della legge sul biglietto nominale. Il deputato del Movimento Cinque Stelle replica poi agli organizzatori e ai distributori polemici con la sua norma: “Come fanno a dire che ci saranno problemi se ancora non c’è stato nessun concerto con le nuove procedure? Intanto, sono stati proprio artisti come Ed Sheeran a volere i biglietti nominali per i propri concerti. Abbiamo messo fine – continua Battelli – a un sistema che andava avanti da anni, creando anche un sistema di rivendita sui siti ufficiali”.
Il costo dei biglietti
Come è possibile vedere nei grafici, il costo medio d’ingresso è cresciuto costantemente dal 2013, in cui era 28,42 euro, fino ad arrivare ai 34,49 del 2018. Nonostante questo, le presenze ai concerti non sono diminuite, anzi: nell’ultimo anno si è raggiunta la cifra record di 10.600.000 spettatori. Sia gli organizzatori che i distributori ascoltati concordano sul fatto che l’aumento del costo dei biglietti nel corso degli anni sia dovuto alla crescita dei costi di produzione. E adesso, per un pubblico sempre più appassionato di musica dal vivo, si prevede un ulteriore rincaro: il costo medio del singolo tagliando, secondo Assomusica, potrebbe aumentare di 8-10 euro a causa della nuova legge. Ma Battelli risponde: “I consumatori vanno tutelati e questo è l’obiettivo della norma”.