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HomeCronaca Il presidente Verna a Lumsanews:”Dava fastidio al potere criminale senza fare rumore”

Il presidente dell'Odg Verna
ricorda Giancarlo Siani
"È un esempio per tutti noi"

"Avremmo bisogno in tante professioni

di persone appassionate come lo era lui"

di Diana Sarti19 Settembre 2019
19 Settembre 2019

Carlo Verna è il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti. Anche lui, come Giancarlo Siani, è napoletano. I due erano colleghi e amici. Hanno lavorato insieme a Il lavoro nel Sud, rivista mensile che si occupava di problematiche legate al mondo sindacale e del lavoro.

Presidente, quale è l’insegnamento più importante che ci ha lasciato Giancarlo Siani?

“Giancarlo è testimone straordinario della passione per la professione giornalistica. Era talmente tanto appassionato a questo mestiere che era contento per il solo fatto di essere inviato in un posto per seguire l’evento e poterlo poi raccontare. Era un ragazzo molto preciso, puntuale, meticoloso. È stato ammazzato, e lo dicono gli atti processuali, perché le sue ricostruzioni davano fastidio ai criminali. Dava fastidio senza fare rumore, facendo nella quotidianità il suo mestiere. Credo che avremmo bisogno, in tante professioni, di tanti Giancarlo Siani. La sua storia è un esempio per tutti noi. La vicenda di un ragazzo che ha lasciato la vita per inseguire il sogno di fare il giornalista”.

Quali sono i motivi che rendono ancora attuale la storia di Siani, nonostante siano passati così tanti anni?

“Ancora oggi i giornalisti vengono minacciati, e spesso uccisi, solo perché svolgono la loro professione. Ed è per questo che l’Ordine, ogni giorno, lavora affinché non si ripetano più storie come quella di Giancarlo”.

A proposito di giornalisti minacciati. Oggi in Italia ci sono 22 giornalisti che vivono sotto scorta. Secondo l’indice di Reporters sans frontières l’Italia è al 43° posto nella classifica sulla libertà di stampa nel mondo. Poi ci sono anche precarietà e poche tutele. L’Italia oggi sembra non essere un Paese per giornalisti. Cosa ne pensa?

“Querele temerarie, minacce ai giornalisti e precarietà. Sono tutti elementi che se si sommano creano un qualcosa che priva il cittadino di una corretta informazione. Dire freelance troppo spesso oggi significa dire super precario. La precarietà è un fattore penalizzante nella realizzazione del prodotto finale. Ci meritiamo il 43° posto, ma non dobbiamo arrenderci. Chi ha delle responsabilità, come nel mio caso, deve battersi per difendere la libertà di stampa. Finché sarò presidente lotterò per i diritti dei giornalisti”.

Qual è l’arma migliore che può usare un giornalista di fronte a minacce, intimidazioni o anche tentativi di censura?

“Mai tenere notizie nel cassetto ed essere solidali tra colleghi. Se scrivo solo io, allora divento il nemico. Se scriviamo in tanti è più difficile fermare la libertà di stampa”.

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