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Tremano i giornali inglesi di fronte all’organo di controllo proposto dal Governo

di Fabio Grazzini22 Marzo 2013
22 Marzo 2013

Ha suscitato veementi reazioni da parte di tutta la liberalissima stampa britannica l’accordo raggiunto del Governo inglese e dalle opposizioni di creare un organo di controllo indipendente che dia delle regole certe alla stampa nazionale. Un compito di garanzia per l’intera comunità che qui in Italia è svolto da decenni dall’Ordine dei Giornalisti.

La rabbia dei quotidiani d’Oltremanica. Palpabile l’irritazione provata dai maggiori quotidiani del Paese, che hanno lamentato innanzitutto di non essere stati coinvolti nel processo che ha portato alla decisione presa dai tre leader dei più importanti partiti (David Cameron, Nick Clegg e Ed Miliband). Appresa la notizia, il Sun, fedele al suo stile corrosivo, ha subito titolato, sopra un’immagine di Westminster plumbea e opprimente: «la nostra democrazia è offuscata», e non ha esitato a fare paralleli con il Ministero della verità tratteggiato da George Orwell in 1984. Il Times si è riferito alla vicenda con toni non meno drammatici, parlando di «un episodio buio nella storia della libertà di stampa nel Regno Unito». Il Telegraph, infine, ha riportato le critiche mosse dall’Ocse contro questo progetto, secondo cui «un organismo di controllo istituito da un governo, qualunque sia il suo grado di indipendenza, potrebbe costituire una minaccia alla libertà dei media».

Il “Tabloidgate” e le sue ripercussioni. E mentre i grandi gruppi editoriali inglesi, con un comunicato unitario, hanno fatto sapere che prima di decidere se partecipare o meno alla creazione di un organo di garanzia terranno conto di «pareri legali di alto livello», in molti hanno evidenziato come all’origine di questa vicenda ci sia il “Tabloidgate”, nato all’interno delle testate del gruppo Murdoch e poi allargatosi fino a coinvolgere buona parte della stampa nazionale. Un caso di mala-informazione che, oltre a spingere il Paese a porsi delle domande sulla libertà di stampa, ha originato un’inchiesta che a sua volta ha dato vita a un rapporto, il “Leveson report”, in cui si evidenziava il bisogno di darsi delle regole.
Il premier inglese, David Cameron, per l’istituzione di questo nuovo organismo di vigilanza, pensa di utilizzare un “royal charter”, un decreto reale che ha il vantaggio, rispetto a una normale legge, di non essere modificata nel tempo da questo o quel partito. In pratica, questo organismo indipendente dovrà giudicare comportamenti, indicare obblighi, mancanze e stabilire relative sanzioni: per Cameron un modo efficace di preservare la libertà di stampa, per i media inglesi tutt’altro.

Fabio Grazzini

 

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