Un’ammissione di responsabilità che crea un precedente significativo. La Chiesa cattolica australiana per la prima volta in anni di inchieste e processi ha accettato la responsabilità legale per gli abusi sessuali subiti da un bambino di nove anni nel 1982. L’autore è l’ex prete, pedofilo seriale, Gerald Ridsdale, in carcere dal 1994 per aver aggredito sessualmente almeno 65 minori tra gli anni ’60 e ’80.
Dopo che per anni aveva negato di essere a conoscenza dei reati commessi da Ridsdale, la Chiesa australiana ha ora accettato una dichiarazione di danni alla Corte Suprema da parte di JBC (le iniziali della vittima), oggi 46enne, ammettendo così la propria responsabilità legale.
La vicenda giudiziaria nasce dalla citazione in giudizio della vittima della diocesi di Ballarat, dove risiedeva Ridsdale, accusando di negligenza i vescovi dell’epoca, i defunti James O’Collins e Ronald Mulkearns. La diocesi si è dichiarata colpevole di aver violato i suoi obblighi di diligenza nei confronti delle vittime, essendo a conoscenza di un esposto del 1975 sugli abusi commessi dall’ex sacerdote.
Negli anni, nella complessa vicenda giudiziaria di Ridsdale, è più volte spuntato anche il nome del cardinale George Pell, già arcivescovo di Melbourne e Sidney e prefetto per l’economia di papa Francesco. Pell avrebbe coperto i crimini di Ridsdale, come di altri preti pedofili australiani, ignorando sistematicamente le accuse. Anche Pell è stato condannato per abusi sessuali su minori nel 2018.
Gli avvocati di JBC si sono dichiarati soddisfatti: “È la prima volta in Australia, che la Chiesa cattolica ha ammesso di non aver protetto una vittima minorenne”. Il processo potrà costituire un precedente per altre vittime se queste riusciranno a provare che le diocesi erano a conoscenza degli abusi commessi dai preti pedofili.