Lorenzo Pregliasco è direttore e fondatore di YouTrend e della startup di ricerche Quorum. Ha pubblicato a febbraio, assieme a Giovanni Diamanti, il libro “Fenomeno Salvini. Chi è, come comunica, perché lo votano”. A lui abbiamo chiesto come funziona la strategia social del vicepremier e ministro dell’Interno.
Il titolo del suo libro è già piuttosto emblematico. Perché avete scelto di parlare di Matteo Salvini?
«L’idea nasce dalla centralità che ha assunto nel dibattito politico nell’ultimo anno e dall’evoluzione della sua leadership negli anni precedenti. È un tema su cui ci si interroga nell’ambito della comunicazione politica e dell’analisi dell’uso dei social, e noi volevamo dare un contributo per capire.»
A cosa è dovuto il successo del ministro dell’Interno e quello del suo partito?
«È dovuto a una serie di fattori di contesto, come il fatto che nell’opinione pubblica sia cresciuto un sentimento di insicurezza e preoccupazione per l’immigrazione. Questo è un fenomeno anche europeo. In merito abbiamo intervistato il politologo inglese Matthew Goodwin, tra i maggiori esperti di populismo europeo. C’è poi la costanza nell’uso dei messaggi. Li ha sempre saputi identificare: pochi temi forti, espressi in modo chiaro, ripetuti ovunque.»
In che modo ha inciso la sua presenza costante sui social nella sua affermazione popolare?
«La presenza sui social ha inciso. È un’arena importante, su cui stanno tante persone, e lui ne è consapevole. Non a caso propone una serie di attività, azioni e strategie: fa un grande uso dei video, delle cosiddette “call to action”, ovvero le chiamate all’azione dei suoi sostenitori e della sua comunità, e vi è una costante riproposizione di ciò che fa sul territorio o in televisione. Quindi la convergenza tra i diversi canali. La sua cifra stilistica sui social, che molto spesso ha fatto discutere, ha costituito una delle modalità più efficaci, perché in fondo a generare consenso è la chiarezza del suo messaggio.»
Qual è, secondo lei, la piattaforma social con cui Salvini riesce a ottenere più consensi?
«I numeri sono in crescita su Instagram, infatti è il politico che ci sta puntando di più, però nel complesso raggiunge molte più persone su Facebook. Lui poi usa i social in modo diversificato. Su Twitter, ad esempio, gioca un po’ da troll, raccontandosi, così da generare reazioni contrarie e alimentare dibattiti, perché sa che c’è un bacino di utenti che gli è più ostile, che di riflesso lo porta poi sui media tradizionali.»
Di chi è il merito della strategia comunicativa salviniana?
«Morisi ascrive a Salvini il merito di questa abilità comunicativa. Io penso ci sia un mix: c’è la componente personale, spontanea, che fa parte del suo talento politico, però c’è anche un elemento più strategico e professionale, che non è orchestrato da chissà quale software. Credo che molto del successo si debba allo staff, che è molto presente, costante e fa la differenza con gli altri leader.»
Come vengono identificati gli argomenti da trattare sui social salviniani?
«Morisi stesso ci racconta che il suo staff ha registrato un grande engagement sui social in occasione di una presenza televisiva di Salvini in cui parlava di legittima difesa e questo li ha orientati a riproporre quel tema nei giorni successivi. C’è sicuramente un monitoraggio ma non è “automatico”: leggono i commenti e i dati. È così che individuano i temi da trattare. Chi fa politica sa qual è l’orientamento dell’opinione pubblica su certi temi, che è importante mantenere in agenda, a prescindere dai social e dalla “Bestia”, come viene ribattezzata la cosiddetta “SalviniLab”.»
I Cinque Stelle sono nati su Internet con il blog di Beppe Grillo, in cui avevano una loro egemonia. Come Matteo Salvini è riuscito a scalzare il loro primato?
«Il discorso è parzialmente tecnico e molto politico. Nell’ultimo anno i Cinque Stelle hanno avuto una flessione dei consensi e una minore vivacità comunicativa. Ciò è dovuto anche a un cambiamento del quadro politico. Essendo al governo hanno meno spinta propulsiva sull’antisistema e l’alleanza siglata con la Lega è vista con criticità da una parte del loro elettorato. Insomma, ci sono una serie di motivazioni presocial. La politica viene sempre prima della comunicazione.»
Salvini ha letto il vostro libro? Cosa ne pensa?
«Non lo so (ride, ndr), francamente andrebbe chiesto a lui. Magari smentirebbe alcune cose e darebbe una visione diversa di altre. Indagherò in merito.»