Non si è risparmiato Cesare Battisti: nove ore di confessione concesse tra sabato e domenica al capo del pool anti terrorismo milanese, Alberto Nobili, in cui ha ricostruito le stagioni delle rapine, della lotta armata e della latitanza, quest’ultima durata 37 anni. Ha ammesso per la prima volta i quattro omicidi per cui dovrà scontare la condanna del carcere a vita, di cui due commessi da esecutore materiale.
“Una guerra che all’epoca era giusta”, secondo Battisti, ma che vista con gli occhi dei contemporanei assume i contorni della follia. “Ha chiesto scusa per i suoi crimini, ma non è un collaboratore di giustizia”, ha aggiunto Nobili, perché Battisti non ha voluto fare i nomi di chi in quegli anni ha agito con lui, ritenendo di fare chiarezza solo sul suo di passato. Le ammissioni fatte dall’ex terrorista dei Proletari armati per il comunismo potrebbero valergli però uno sconto di pena e un regime carcerario più morbido.
“Cesare Battisti ha chiesto scusa? Meglio tardi che mai”, il commento di Matteo Salvini, che ha aggiunto: “Mi aspetto chiedano scusa quegli pseudointellettuali di sinistra che hanno coperto questo squallido personaggio”, dando avvio alle polemiche contro chi negli anni ha difeso Battisti, non solo con appelli in suo favore, ma anche dandogli supporto economico e materiale. Stamattina a Circo Massimo su Radio Capital, ha parlato lungamente del caso il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, che si è accodato alle linea segnata da Salvini: “Oggi tanti intellettuali che in passato si sono schierati a favore della dottrina Mitterand, e comunque per una protezione di terroristi, dopo le dichiarazioni di Battisti di ieri farebbero bene a fare un piccolo mea culpa e a chiedere scusa ai familiari delle vittime”.
Gli stessi familiari che si sono espressi sul caso, come Adriano Sabbadin, figlio di Lino, il macellaio di Santa Maria di Sala ucciso dai Pac il 16 febbraio 1979. “Spero che non ammetta gli omicidi per altri motivi – aggiunge – magari per ottenere una indulgenza dai giudici che non merita”. A Radio Capital ha parlato anche Alberto Torregiani, figlio del gioielliere Pierluigi, ucciso da Battisti sempre nel ’79: “Il punto non sta nel fatto che usi le scuse per una strategia difensiva, il problema è dell’altra parte: non gli deve essere concesso di usarle in maniera illecita”.