“Stiamo lavorando alla creazione di questo centro Var a Coverciano prima di tutto perché si risparmiano risorse. Gli arbitri del Var saranno a casa loro, potranno mangiare, dormire lì e poi mettersi davanti alla macchina. Ma anche perché vogliamo mettere arbitri e operatori in condizione di fare il loro lavoro con tranquillità e meno pressioni”. A lanciare l’idea è stato Marcello Nicchi, presidente dell’Aia, a Radio anch’io sport.
L’ex arbitro ha poi proseguito dicendo: “Credo che questo progetto sia importante anche per chi ci fornisce lo strumento tecnologico”. “Prima di tutto bisogna mettere gli operatori nella condizione di dare in tempo breve l’immagine all’arbitro. Se tu sei lì che aspetti e tarda o ti fanno vedere quella sbagliata è un problema. Ecco un altro motivo per cui è importante un centro specializzato, con tecnologie di comunicazione. Eliminerà tanti problemi così”.
“Bisogna continuare a inculcare nella testa degli sportivi che la tecnologia non è l’arbitro ma un supporto importante.”
Poi l’idea di un reddito di cittadinanza arbitrale: “Abbiamo dei professionisti che per arbitrare in A e in B lasciano il lavoro. Quando finisce l’attività si ritrovano senza nulla a una età avanzata. Non escludiamo di creare un fondo di solidarietà della durata di uno o due anni per dare agli arbitri la possibilità di ricrearsi una vita, un lavoro”. Nicchi ha poi ragionato sull’ipotesi di utilizzare al Var arbitri e guardalinee esperti dismessi per il limite d’età. Una collaborazione “per fornire un servizio ancora più di qualità” ha concluso.