“L’Italia aumenti le spese militari”, è la richiesta del segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. “Avete iniziato a muovervi nella giusta direzione, ma avete ancora molta strada da fare”. Il politico norvegese è intervenuto in conferenza stampa a Bruxelles, a dieci giorni dalla pubblicazione della relazione annuale della spesa dei Paesi dell’Alleanza.
“L’equa suddivisione del peso dell’Alleanza prevede tre voci”, continua Stoltenberg. “La spesa del 2% del Pil, la capacità e i contributi alle missioni. Tutte e tre le voci sono importanti e sollecitiamo i Paesi a dare risultati”.
La dichiarazione del segretario Nato arriva dopo le richieste di Elisabetta Trenta. Il ministro della Difesa ha più volte sollecitato di includere anche altre voci – come la cybersecurity – nel calcolo della spesa del 2 per cento. L’Italia al momento destina l’1,15% del Pil (circa 44 miliardi) alle spese per la difesa.
La posizione di Trenta, al momento, non trova appoggio a Bruxelles: “Il nostro è uno standard concordato. Le modifiche dipendono da una decisione politica che deve essere condivisa da tutti e 29 gli alleati”, ha proseguito Stoltenberg.
A chiedere una maggiore partecipazione ai costi Nato è soprattutto il presidente statunitense Donald Trump. A inizio luglio, il tycoon ha inviato una serie di lettere ai principali alleati chiedendo di uniformarsi allo standard di spesa per alleggerire il peso sul budget: “La nostra pazienza sta per finire”. Gli Usa spendono 663 miliardi di dollari, il doppio di tutti i Paesi dell’Unione europea messi insieme, sei volte la spesa della Cina.
I paesi dell’Alleanza hanno stabilito lo standard del 2% nel 2014 e deve essere raggiunto entro il 2024. Da allora, secondo i dati Nato 2018, solo cinque Paesi si sono adeguati: Stati Uniti (con il 3,5% del Pil), Grecia (2,27), Estonia (2,14), Gran Bretagna (2,10) e Lettonia (2).