Potrebbe essere stato un omicidio premeditato da tempo, un affare di famiglia deciso dai tre fratelli e dal padre della bambina. L’uomo di 63 anni indagato per presunti abusi sulla nipotina, che è stato ucciso dal suocero due giorni fa a colpi di pistola, potrebbe essere stato attirato da Napoli a Milano per cancellare l’onta subita con i metodi di un clan mafioso. Il nonno, che si era trasferito nel capoluogo campano quando era emersa in famiglia la vicenda delle presunte violenze, era tornato a Rozzano, in provincia di Milano, dove era ospite negli ultimi giorni del figlio maschio.
Gli inquirenti stanno lavorando sull’ipotesi di una presunta trappola, anche perché, stando a quanto ricostruito al momento, tutti i suoi familiari di Rozzano avevano messo al bando quell’uomo colpevole, ai loro occhi, di avere violato “il codice d’onore familiare” abusando della bambina. L’omicidio, da quanto starebbero ricostruendo gli investigatori dei carabinieri, potrebbe essere stato pianificato in un ambiente non troppo lontano dalla mentalità della criminalità organizzata. Infatti la seconda figlia della vittima, zia della bambina abusata, avrebbe avuto una relazione con un trafficante di droga, fratello del padre della bimba e killer dell’uomo. Il trentacinquenne con precedenti penali ha negato, negli interrogatori di ieri, che la vendetta fosse stata premeditata. Inoltre ha difeso il suo amico e complice di ventisette anni, che era alla guida dello scooter, sostenendo che non sapesse le sue intenzioni.
La bimba di cinque anni era stata sentita proprio lunedì pomeriggio in un incidente probatorio davanti al gip, alla presenza dei pm e dei legali, con l’intento di cristallizzare le sue dichiarazioni in vista di un processo a carico del presunto pedofilo. L’incidente probatorio era terminato intorno alle 16, circa un’ora e mezza prima dell’omicidio.