La Commissione Europea ha respinto il Documento Programmatico di Bilancio presentato dal governo italiano lo scorso 15 ottobre. Il governo italiano ha 3 settimane di tempo per correggere il piano di investimenti stanziato per finanziare il reddito di cittadinanza e la riforma delle pensioni.
E’ la prima volta che l’esecutivo comunitario opta per una bocciatura diretta, possibilità prevista dal 2013 ed inserita nel Patto di stabilità e crescita.
La ratio a fondamento della decisione consiste nell’eccessivo aumento della spesa pubblica prevista dall’Italia con un tasso nominale di crescita del 2,7%. Troppo, secondo Bruxelles. L’impatto sui conti nazionali sarebbe pari addirittura allo 0,8% del Pil, in violazione delle raccomandazioni comunitarie del luglio 2018.
Il presidente della Commissione Europea Juncker, amareggiato, dichiara: «Non avrei mai pensato di arrivare fin qui». A queste parole si aggiungono quelle del Vice Presidente della Commissione Europea Dombrovskis «Ci dispiace, ma non avevamo alternative». Infine quelle del Commissario europeo per gli affari economici e monetari Moscovici «Italia caso limite: deviazione chiara e netta dalle direttive UE»
Immediate le reazioni dei leader politici italiani: Salvini si conferma convinto della bontà del progetto e afferma ai microfoni di RTL 102.5 « la manovra non cambierà, mandino pure altre 12 letterine fino a Natale». Di Maio twitta: «È la prima manovra italiana che non piace alla UE. Non mi meraviglio: è la prima manovra italiana che viene scritta a Roma e non a Bruxelles!».
Al netto dell’inevitabile scontro dialettico, l’Italia ha 21 giorni per trovare una soluzione valida e convincente da presentare alla Commissione.
Dovrà farlo, dovrà riuscirci, ci si gioca la credibilità e la dignità di un intero paese.