L’epidemia e lo sviluppo, la salute e il complottismo. Gli Usa, l’Europa e la Cina. In una parola, anzi in due caratteri, il 5G: l’ultima tecnologia di connessione e trasmissione dati che rivoluzionerà le comunicazioni e i dispositivi che usiamo tutti i giorni. Ma che da mesi sta trovando molti oppositori, non solo tra i complottisti, ma anche nei governi.
Perché in molti Paesi del mondo 5G significa Huawei, la società di telecomunicazioni cinese che ha sviluppato un sistema all’avanguardia e a basso costo. E che crea più di una preoccupazione per i suoi legami con il governo di Pechino. In primis negli Stati Uniti, che vedono nella partnership con Huawei un cavallo di Troia cinese per allontanare gli alleati dall’Alleanza atlantica. “Huawei e il 5G sono un importante esempio di questa attività maligna da parte della Cina”, ha detto ieri il segretario alla Difesa Usa Mark Esper. “La dipendenza dai fornitori cinesi di 5G potrebbe rendere i sistemi cruciali dei nostri partner vulnerabili a interruzione, manipolazione e spionaggio. Questo metterebbe a rischio le nostre capacità di comunicazione e condivisione dell’intelligence”.
Insomma, una questione geopolitica di primo piano che si fa ancora più forte in questi giorni di emergenza, sanitaria, economica e sociale, dovuta all’epidemia, in cui la Cina insieme alla Russia cercano di ritagliarsi un ruolo più forte in Occidente, e soprattutto in Europa, grazie agli aiuti inviati.
L’Unione Europea, al netto del dibattito Huawei-Cina-Usa, cerca di utilizzare la nuova tecnologia come grimaldello di sviluppo. “I prossimi mesi saranno un test importante per la nostra credibilità come Europa: è importante mantenere lo slancio e l’impegno a collaborare sul 5G per un’attuazione coerente delle linee guida Ue”, ha dichiarato questa mattina Thierry Breton, commissario Ue per il Mercato interno, durante una videoconferenza con i ministri delle telecomunicazioni dei Paesi Ue. Frasi che fanno il paio con quelle di Margrethe Vestager, vicepresidente della Commissione: “Vorrei incoraggiarvi a mantenere il ritmo nell’assegnazione dello spettro 5G, soprattutto per il legame tra connessione ad alta velocità e ripresa economica”.
Un ruolo centrale per la ripresa post-pandemia evidenziato anche dai tutti i rappresentati delle grandi imprese di telecomunicazioni negli ultimi giorni. “È un must per l’Italia”, hanno ribadito anche oggi in audizione alla Commissione Ue del Senato.
C’è poi la questione fake news. Da quando è scoppiata la pandemia di Covid-19, in alcuni Paesi europei ha iniziato a girare con insistenza la tesi di una correlazione tra 5G e contagio. Tesi che si aggiunge a quella dei danni della nuova tecnologia sulla salute dei cittadini: per questo in Italia più di 200 comuni hanno adottato provvedimenti che ostacolano le reti ad alta prestazione.
Un senatore poi, Saverio De Bonis (Gruppo Misto, espulso dal M5S), ha presentato un esposto alla Procura di Roma, chiedendo che “si facciano seri approfondimenti circa la possibilità che la tecnologia 5G rappresenti un pericolo concreto per la salute umana”. Stessa richiesta che viene da decine di gruppi sui social network, che riuniscono decine di migliaia di persone che non credono agli studi scientifici sulla sicurezza della nuova rete e ritengono che sia tutto un complotto, l’ennesimo, dei poteri forti.