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HomeCultura I 5 anni di papa Francesco sul soglio di Pietro tra riforme e resistenze

I 5 anni di papa Francesco
un percorso tra ecumenismo
e riforma della Curia

La sfida più grande è stata rimettere

al centro il messaggio del Vangelo

di Marco Assab12 Marzo 2018
12 Marzo 2018

Papa Francesco durante l'incontro con la Comunità di SantEgidio, in occasione del 50mo della sua fondazione, presso la Basilica di Santa Maria in Trastevere, Roma, 11 marzo 2018. ANSA/ANGELO CARCONI

Il 13 marzo di cinque anni fa Jorge Mario Bergoglio saliva, a 76 anni, sul soglio di Pietro. La scelta del nome, Francesco, caso unico nella millenaria storia della Chiesa, lasciava già intuire la diversità di questo pontefice, unitamente alla sua coerenza. Chi conosce la biografia dell’ex arcivescovo di Buenos Aires sa bene che il rifiuto di sfarzi e onori, così come i gesti d’umiltà, dall’alto valore simbolico e che si discostano dai protocolli, hanno sempre caratterizzato la sua vita.

Cinque anni difficili per un papa che ha tentato, e sta tentando, di riformare la Curia trovandosi ad affrontare resistenze di ogni genere. Opposizioni, talvolta anche plateali, da parte di ambienti ultraconservatori contro il suo modo di intendere e vivere il pontificato, contro i suoi scritti, come l’esortazione apostolica Amoris Laetitia, sull’amore all’interno del nucleo familiare, o l’enciclica Laudato Si’, dedicata all’ambiente e donata al presidente americano Donald Trump in occasione della recente visita in Vaticano.

In questi cinque anni gli sforzi di papa Francesco per riportare il Vangelo e i suoi contenuti al centro della vita della Chiesa sono stati notevoli. I suoi gesti, criticati come pauperistici, hanno sempre avuto questo come finalità: il papa che confessa in Piazza San Pietro, la lavanda dei piedi con i rifugiati, la scelta di Lampedusa (nel 2013) come meta del primo viaggio apostolico, le visite a sofferenti e carcerati. Per rimettere il concetto di “misericordia” in cima a tutto, Francesco ha anche indetto un giubileo straordinario.

Poi c’è la questione dell’ecumenismo. Anche qui grande è stato l’impegno per l’unità del mondo cristiano. A questo proposito vanno ricordati lo storico incontro avvenuto a Cuba (luogo già molto significativo) nel 2016 con il patriarca ortodosso russo Kirill, il primo dallo storico scisma d’Oriente del 1054, oltre che il viaggio in Svezia per i 500 anni della riforma luterana, con la definitiva rivalutazione del teologo tedesco che “voleva rinnovare la Chiesa, non dividerla”.

In questi cinque anni non sono mancati gli incidenti di percorso, come nomine sbagliate causate probabilmente dalla poca conoscenza dell’ambiente romano o dichiarazioni un po’ avventate, poco protocollari, che non hanno mancato di scatenare gli oppositori. D’altro canto però, se pontefice significa letteralmente “costruttore di ponti”, papa Francesco è riuscito a costruire immensi collegamenti con “isole”, popolate da altre fedi, credenze, idee, un tempo irraggiungibili.

 

 

 

 

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