All’appello mancano 250 mila lavoratori. E ne mancherebbero ancora di più se, al servizio dei campi e dell’agricoltura in generale, non si fossero messi a disposizione anche baristi, commesse, muratori, insomma tutte quelle categorie di lavoratori a cui l’emergenza Covid – e successivo lockdown -, ha “tagliato le gambe”. Sono 24 mila gli italiani pronti a spezzarsi la schiena, alzarsi prima dell’alba per portare a casa uno stipendio.
Nel portale di Confagricoltura, Agrijob, sono 12 mila su 17 mila domande pervenute i connazionali che si sono resi disponibili per mandare avanti un settore che sta vivendo una situazione drammatica, 9.500 su 10mila sul sito Jobbing Country della Coldiretti, e 2.000 su 2.500 sulla Cia, il cui portale è attivo, però, solo dal 26 aprile. Un esercito di persone di tutte le età, uomini e donne, che ha bisogno di lavorare.
Nonostante la crescita del numero degli italiani disposti a lavorare nei campi, per gli agricoltori il problema della mancanza di manodopera non è affatto risolto. Per esempio, la raccolta dei finocchi richiede un lavoro notturno e di forza; stessa storia per i cavolfiori, che sono pesanti e vanno sollevati da terra, lanciati: servono muscoli. Quei muscoli che, prima della pandemia che ha colpito il mondo, mettevano a disposizione operai specializzati che venivano dall’Africa, dall’Europa dell’Est e che quest’anno, per forza di cose, sono rimasti nei loro paesi. Ma da Confagricoltura si sta lavorando anche per riportarli qua: un volo charter da Casablanca a Pescara partirà il 19 maggio e 124 persone, meno dei posti disponibili sull’aereo per via delle misure preventive e di distanza sociale, arriveranno per lavorare la terra.