«Ognuno al suo posto naturale: D’Alema si siede a destra, io a sinistra». Questa la prima battuta di Matteo Renzi, ieri al Tempio di Adriano per la presentazione dell’ultima fatica letteraria di Massimo D’Alema, «Non solo euro». L’ironia del premier “rottamatore” viene ripagata con la stessa moneta dal “rottamato”per eccellenza, che gli ha regalato la maglietta «di un giocatore vero, Francesco Totti», riferendosi chiaramente, e scherzosamente, alla casacca del centravanti fiorentino Mario Gomez, portata in dono a Berlino ad Angela Merkel. Una vera e propria «diplomazia delle magliette», ha commentato Renzi.
La parola passa quindi all’ex sindaco di Firenze che ha iniziato a parlare sfogliando il libro e, rivolgendosi all’ex premier, ha dichiarato di aver trovato delle «proposte interessanti e delle “preoccupanti” coincidenze», in merito all’idea di allargare ai Paesi del Mediterraneo il progetto Erasmus. D’altronde, ha risposto il presidente di Italianieuropei, «siamo d’accordo su molte cose riguardo all’Europa. Facciamo parte della stessa squadra e abbiamo una visione fortemente condivisa che parte da un grande amore per l’Unione», parole che fino a qualche mese fa erano impensabili, ma a quanto pare l’ascia di guerra è ormai sepolta. Anzi, addirittura Renzi ricorda a tutta la platea che «quando attaccavo D’Alema, lui continuava a parlarmi, mentre dalemiani e dalemini non mi parlavano». Un vero e proprio patto suggellato dalla dichiarazione di D’Alema che non esita a nominare il premier «erede di una tradizione italiana».
Compare tante volte la parola “Europa” nel corso della presentazione, quasi a voler sottendere un futuro approdo europeo dalemiano, in particolare in una delle ultime dichiarazioni filo europee fatta per limitare il dissenso degli euro scettici. «Chi dice più Europa perde le elezioni, ma chi dice meno Europa sbaglia. Chi dice un’altra Europa come fa D’Alema, e come facciamo noi, ha il dovere di modificarla. Un’Europa basata sulla stretta aderenza ai parametri tecnocratici e burocratici è lontana dalla gente», queste le parole di Renzi. Per il premier, però, non è D’Alema l’uomo ideale a essere candidato alle europee, in quanto è «sbagliata l’idea che la scrittura di un libro garantisca o meno la candidatura», piuttosto «questa dovrà avere un criterio di rinnovamento». E qui entra in gioco direttamente la commissione Ue: se Martin Schulz, presidente candidato dai socialisti, dovesse vincere le elezioni, secondo fonti vicine all’ex libraio tedesco e Presidente del Parlamento europeo, non esiterebbe un istante a nominare D’Alema vice presidente. Un’altra soluzione sarebbe la sua candidatura a commissario per la politica estera, pienamente supportato dal governo italiano. Infatti, ha precisato Renzi: «il compito del governo, e qui parlo da premier, è quello di scegliere per i livelli di guida delle istituzioni europee le persone che siano in grado di dare il maggior contributo al processo di cambiamento, le persone migliori, le più forti che abbiamo».
Renato Paone