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HomeCronaca Il 21 marzo sarà la Giornata per il ricordo delle vittime delle mafie

Arriva l'ok dalla Camera
21 marzo Giornata nazionale
per le vittime delle mafie

Don Ciotti: "Sia memoria responsabile"

Il Pm Maresca smentisce Panorama

di Giulia Torlone02 Marzo 2017
02 Marzo 2017

Corteo da Piazza Vittoria a Piazza Carignano in occasione della XXI Giornata della Memoria e Impegno in ricordo delle vittime innocenti della Mafia, Torino, 21 marzo 2016. ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO

Via libera definitivo nella giornata di ieri alla Camera all’istituzione della “Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie”, fissata per il 21 marzo, il primo giorno di primavera. Da anni l’associazione Libera ricorda proprio in questa data le vittime della mafia, e da ieri la giornata avrà un riconoscimento ufficiale. In base al testo approvato dal Parlamento, la Giornata nazionale non determina effetti civili, ovvero non costituisce festività nazionale, né comporta riduzione di orario degli uffici pubblici e delle scuole.

Don Ciotti, a Palermo per la conferenza del progetto educativo su “La Chiesa Cattolica e la mafia: dal silenzio all’antimafia attiva”, ha così commentato: “Abbiamo un debito con chi è stato assassinato dalle mafie e dal terrorismo e ci fa piacere che il 21 marzo, dopo 22 anni, sia ora riconosciuta come giornata della memoria. Abbiamo costruito un percorso per una memoria responsabile. Va detto però che queste persone non sono morte per essere ricordate con una lapide o un discorso di occasione, ma per un sogno di democrazia che sta a tutti noi realizzare”.

A margine del suo intervento, Don Ciotti ha voluto commentare le scuse arrivate da Catello Maresca, magistrato antimafia di Napoli che ha accusato Libera di malagestione dei beni confiscati. In un’intervista rilasciata a Panorama il 14 gennaio dello scorso anno, Maresca ha lanciato delle pesanti accuse all’associazione guidata da Don Ciotti. “Libera è stata un’importante associazione antimafia. Ma oggi mi sembra un partito che si è auto attribuito un ruolo diverso. Gestisce i beni sequestrati alle mafie in regime di monopolio e in maniera anticoncorrenziale. Personalmente sono contrario alla sua gestione e la ritengo pericolosa”. Parole pesanti, che hanno avuto un’eco importante soprattutto perché a rivolgere queste accuse è il magistrato che ha arrestato il super boss del clan dei Casalesi Michele Zagaria, dopo una latitanza che durava da trent’anni. Ad un anno dall’intervista arrivano le scuse ufficiali di Catello Maresca, che si rivolge direttamente a Don Ciotti e agli “amici di Libera”. Il magistrato smentisce e corregge le dichiarazioni riportate da Panorama, dichiarando che molte frasi a lui attribuite sono state frutto di una libera interpretazione del giornalista. Aggiunge: “Solo chi è legato al mondo di Libera offre le garanzie di affidabilità necessarie per gestire i beni confiscati” e, quindi, “viene naturale che anche soggetti poco interessati alla causa dell’antimafia, cerchino di avvicinarsi a Libera al solo scopo di trarne vantaggi personali ed utili propri”. Ed ancora: “Il mio unico scopo era e resta quello di dire: ‘Stiamo attenti, molto attenti, a non farci – tutti – strumentalizzare'”.

Le scuse sono state accolte positivamente da parte di don Ciotti che da Palermo commenta: “Ieri un magistrato ha chiesto ufficialmente scusa per un’intervista su Libera rilasciata a Panorama, purtroppo il danno che è stato creato non è indifferente perché poi in tanti hanno cavalcato questa polemica. Le critiche sono necessarie perché aiutano a prendere coscienza delle proprie fragilità e dei propri limiti, ma non ci può essere una manipolazione della verità. Il rischio c’è anche nelle associazioni, perché i mafiosi cercano di penetrare in tutte le realtà che non sono perfette ma sono pulite, ma questi segnali sono sempre stati respinti anche perché si fanno delle verifiche quotidiane e si lavora molto con le prefetture e le questure”. A nome di Libera don Ciotti conclude esprimendo grande soddisfazione per la smentita: “E’ un gesto che gli fa onore, in sintonia con il suo ruolo e la sua responsabilità di magistrato che indaga e cerca la verità”.

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