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INTERVISTE/1 “L’individualismo uccide il matrimonio”

di Corinna Spirito15 Febbraio 2014
15 Febbraio 2014
foto di Federico Capurso

foto di Federico Capurso

Accanto ai promessi sposi italiani, anche tante giovani coppie straniere si sono riunite ieri mattina in piazza San Pietro perché Papa Francesco benedisse la loro unione.

Ragazzi e ragazze di oltre trenta nazioni hanno partecipato all’udienza di San Valentino in cui il Pontefice ha discusso delle difficoltà di amare oggi in una società che celebra la cultura del provvisorio. Come lui, anche le coppie che abbiamo intervistato si sono interrogate su quali siano le chiavi per far durare un matrimonio tutta la vita.

Molti sono i ragazzi che hanno ben chiari quali siano i principali sbagli delle coppie moderne che sempre più spesso divorziano proprio nei primi anni della loro unione: “Ci si aspetta troppo” ci ha detto Paul, statunitense, insieme alla svedese Anna da due anni. “Ci si aspetta di mantenere la vita che si aveva da single. E questo è sbagliato perché non sarà mai così”.

Anche lo spagnolo Alejandro ha appoggiato questa linea: “I matrimoni oggi finiscono perché si pensa più all’amor proprio che a quello verso l’altro. C’è un individualismo dilagante”. La sua fidanzata Carmen ha spiegato perché in questo senso è possibile trovare una soluzione a tali tendenze nella fede in Cristo: “Dobbiamo amare il nostro compagno come Gesù ha amato noi.” Se l’età della maggioranza degli italiani presenti all’udienza si aggirava intorno ai trent’anni, gli stranieri pronti a fare il grande passo sono molto più giovani.

Tra le tantissime coppie russe che abbiamo incontrato in Città del Vaticano, ce ne sono state due giovanissime e particolarmente devote al Vangelo. Anna e Matvei hanno rispettivamente 21 e 22 anni; Dominika e Ruslan 20 e 21: tutti e quattro ci hanno detto di credere fortemente che il nostro destino sia scritto e che dunque attenendosi alle parola di Dio non si può sbagliare nel cammino del matrimonio. Quando chiediamo loro cos’è l’amore oggi, Anna cita il famoso Inno all’Amore tratto dalla Prima lettera ai Corinzi di San Paolo come sua guida verso il matrimonio.

Dissentono in parte due connazionali già sposati, con rito civile. “Secondo me non ha importanza se due persone sono sposate in chiesa o in comune. I valori possono essere gli stessi. La cosa più importante è che ci sia amore e fiducia”: questo quanto dichiarato da Michail. Forse a causa del forte dibattito tenutosi in questi giorni sui diritti degli omosessuali in Russia, sua moglie ha voluto aggiungere: “E soprattutto che la coppia sia formata da un uomo e da una donna, un figlio deve avere un padre e una madre, non due padri o due madri.”

Di opinione completamente opposta sono invece Jade e Laura, giovani promessi neozelandesi, che ci hanno confidato: “Credo che si possa avere una famiglia tra due uomini o tra due donne al pari che tra un uomo e una donna”. Quando abbiamo chiesto loro cosa sia l’amore si sono guardati con complicità: “Prendersi cura l’uno dell’altra, essere amici”.

La chicca della giornata si trovava però in prima fila dove due ragazzi dal Taiwan mostravano un cartello in onore del Pontefice: “Siamo qui dalle 7 di questa mattina. Veniamo da un Paese in cui non ci sono molti cristiani. Papa Francesco ci ha uniti e siamo qui per dirgli grazie”.

 

 

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