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Siria: i ribelli prendono il villaggio di Maloula. Dietro l’attacco, l’ombra degli estremisti di Al Nusra

di Giulia Di Stefano09 Settembre 2013
09 Settembre 2013

OLYMPUS DIGITAL CAMERA“Salviamo Maloula, simbolo cristiano importantissimo nella storia della Siria”: così il patriarca melkita Gregorio III ha lanciato un appello alla comunità internazionale, dopo che le truppe dei ribelli siriani, capitanate dal gruppo islamico estremista di Al Nusra, affiliato ad Al Qaeda, ha fatto irruzione nel villaggio cristiano a nord-est di Damasco. Ancora incerto il numero delle vittime nei primi scontri, ma alcune frange dell’esercito governativo sono arroccate dentro alle mura mentre i ribelli controllano le entrate e le uscite del paese.

Un simbolo per la cristianità.
Poco più di 3mila abitanti, un pugno di case di pietra bianca addossate alla montagna, tra cui svettano i profili di croci e cappelle. Maloula, a poche decine di chilometri dalla capitale siriana, è un villaggio la cui importanza simbolica va ben oltre quella strategica. Dichiarato sito Patrimonio dell’umanità dall’Unesco, è un luogo sacro per tutti i cristiani siriani, unico posto al mondo dove si parla ancora l’antichissima lingua di Gesù, l’aramaico. Meta di pellegrinaggi per la presenza di alcuni importanti santuari, come il monastero di Santa Tecla e il convento di San Sergio, Maloula rischia ora di subire pesanti devastazioni a causa degli scontri tra esercito lealista e ribelli. “L’80% della popolazione del villaggio, terrorizzata, è fuggita a Damasco – ha dichiarato il patriarca all’agenzia Fides – i profughi, straziati, sono venuti a piangere al Patriarcato greco cattolico e poi sono andati a quello greco ortodosso. I gruppi armati ora sono asserragliati nel villaggio, formato da case costruire sulle rocce. E qualsiasi azione di forza per stanarli potrebbe significare la distruzione del posto”. Un sacerdote della comunità cristiana locale, intervistato da AsiaNews, sito di notizie del Pontificio Istituto Missioni Estere, ha spiegato che le truppe dei ribelli erano in realtà nelle vicinanze del villaggio da oltre sette mesi e parla di vera “azione di guerra contro i cristiani”. “L’Esercito libero di libero ha solo il nome – attacca il sacerdote – in realtà è da molto tempo che minacciano i cristiani, ripetendo che prima o poi sarebbe arrivato anche il nostro turno”. “Finora la maggioranza della comunità islamica è ancora con i cristiani – prosegue – lo sheick ha infatti condannato gli attacchi affermando che quanto sta avvenendo è contro l’islam. Purtroppo i guerriglieri non rispettano nemmeno i leader musulmani locali, che come noi sono impotenti di fronte a tutto questo odio”.

Un contraccolpo per la campagna Usa?
Di fronte al timore di rappresaglie da parte degli estremisti islamici, che, esulando dalla ribellione contro Assad, potrebbero tingersi di odio interreligioso, la Chiesa e i media cattolici sono in forte allarme. Dopo la veglia per la pace indotta da Papa Francesco sabato scorso, che ha sensibilizzato i cristiani di tutto il mondo riguardo all’eventuale intervento armato in Siria proclamato dagli Stati Uniti, quest’ulteriore azione dei ribelli potrebbe rafforzare ulteriormente il fronte internazionale dei non interventisti. Un passo falso, a livello d’immagine, qualora il villaggio venisse distrutto e un’eventuale ulteriore conferma che l’esercito dei ribelli sarebbe ormai in balìa delle forze islamiche estremiste.

Giulia Di Stefano

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