Quasi un milione di contagiati e 56.253 morti: questo il tragico bilancio aggiornato della situazione sanitaria negli Stati Uniti, a causa della diffusione del coronavirus. Per avere chiare le proporzioni della catastrofe basti pensare che è stato superato il numero di deceduti della guerra del Vietnam.
E in una situazione del genere, negli Usa mancano direttive comuni e protocolli da applicare in tutto il Paese. Per via del federalismo, elemento fondante dell’architrave costituzionale americano, ogni Stato agisce in ordine sparso interpretando le linee guida a modo suo. E non aiutano a superare la confusione e il disorientamento le ondivaghe prese di posizione del presidente Donald Trump sul virus. Dall’iniziale sottovalutazione del problema, al lockdown, passando per l’eccessiva fretta nell’annunciare più volte una rapida ripartenza.
Così Georgia, South Carolina, Minnesota, Mississipi e Oklahoma hanno già riavviato le attività produttive e Texas, Florida, Nevada e Arizona si apprestano a farlo. I governatori stanno applicando criteri diversi da quelli fissati dal Cdc (Center for Disease Control and Prevention), l’autorità sanitaria federale, e avallati dalla Casa Bianca, basandosi più che altro sulla convinzione che lo stop dell’economia non sia più sostenibile. Un’eccezione è lo Stato di New York, dove la situazione è talmente drammatica (ancora ieri registrati 337 decessi) da aver indotto il governatore Andrew Cuomo ad annunciare un prolungamento del lockdown oltre il 15 maggio.
Intanto il Washington Post rivela, citando come fonte diversi funzionari Usa ed ex dirigenti, che Trump tra gennaio e febbraio sarebbe stato avvisato dalle agenzie di intelligence del fatto che “la Cina stava occultando informazioni sulla trasmissione del contagio” e della “prospettiva di terribili conseguenze politiche ed economiche”. Il presidente avrebbe quindi continuato a minimizzare, pur essendo stato informato dei pericoli incombenti. E il Tycoon, come spesso accade quando si sente all’angolo, rilancia e assicura che “gli Usa stanno conducendo un’indagine seria sull’operato della Cina in risposta all’epidemia di coronavirus”.
Proprio da Pechino però arrivano risposte seccate alle accuse di aver nascosto dati e informazioni sul Covid-19: Il portavoce del ministero degli Esteri, Geng Shuang, ha accusato l’economista repubblicano Peter Navarro di essere “un bugiardo senza alcuna credibilità”. L’assistente dell’amministrazione Trump, direttore delle politiche commerciali e manifatturiere, aveva accusato la Cina di aver “prima generato il virus e poi accumulato dispositivi di protezione”. Dopo alcune schiarite degli ultimi giorni, torna quindi alta la tensione tra gli Usa e la Repubblica Popolare.
Scontri che si consumano nel momento in cui nel mondo i dati aggiornati parlano di 210mila vittime a causa del coronavirus, di cui l’85% del totale registrate in Europa e negli Usa. Nel Vecchio Continente il Paese con il più alto numero di decessi è l’Italia (26.977), seguito da Spagna (23.822), Francia (23.293) e Gran Bretagna (21.092).