Una vita al servizio delle istituzioni e della cultura. Gaetano Blandini è il direttore generale di Siae sin dal 15 dicembre 2009, dopo l’esperienza da amministratore unico di Cinecittà holding dal 2008 al 2009. Prima ancora, una carriera ricca di soddisfazioni nel mondo della promozione culturale, in particolare nel settore del cinema. Dove si è occupato anche di diritto d’autore.
[vai all’inchiesta generale sulla tutela del diritto d’autore musicale]
Lei è favorevole o contrario alla liberalizzazione nella tutela dei diritti musicali?
Le liberalizzazioni sono un bene in quasi tutti i settori economici. Nel campo del diritto d’autore, invece, la liberalizzazione non aiuta né gli utilizzatori né gli aventi diritto. Il rischio è che si crei una situazione confusa per tutti.
Lo dimostra il fatto che molti artisti (ad esempio Andrea Tonoli) sono tornati in Siae vista l’inefficienza di Soundreef. Stare con la società di D’Atri comporta per loro maggiori costi. Noi siamo più convenienti, più sicuri e abbiamo la possibilità di tutelare meglio anche gli autori meno noti.
Ma non credete che sia stata proprio la loro concorrenza a stimolarvi al miglioramento tecnologico, visto che ora avete il borderò online?
No. Il programma elettorale dell’attuale presidente di Siae, Filippo Sugar, prevedeva un forte investimento tecnologico già nel 2012. Non è stata la concorrenza, allora inesistente, a portarci a questa decisione. Inoltre noi abbiamo investito ben 23 milioni di euro per il rinnovamento tecnologico, Soundreef solo 200.000 secondo il loro stesso bilancio.
Che cosa ne pensa di come sta operando Soundreef?
SoundReef non rispetta le leggi sin dalla sua nascita. Ciò non è giusto, perché se competizione deve essere, dobbiamo operare tutti secondo le stesse regole.
E’ una società inglese che opera in Italia: presenterò un esposto alla Guardia di Finanza per capire se questa non è una maniera per eludere le tasse dovute nel nostro Paese. Anche la creazione di Lea assomiglia ad una elusione: la legge italiana chiede che sia un ente terzo ad occuparsi della riscossione dei diritti, ma Lea è chiaramente una costola di Soundreef. Forse Lea è anche in conflitto di interesse perché la loro società editoriale, Soundreef Publishing, è socio fondatore, e la OGC può essere solo intermediaria di diritti, non proprietaria.
Faccio inoltre notare che ai suoi Vip Soundreef riserva un trattamento speciale rispetto ai loro altri associati: attribuiscono loro compensi minimi per 5 anni, ed inoltre per lo stesso periodo di tempo li vincolano a Soundreef. Ma il decreto lascia invece piena libertà di cambiare società per la tutela dei propri diritti in ogni momento. Se un artista lasciasse Lea, Soundreef cercherebbe di perseguirlo legalmente?
Infine mi sembra poco opportuno che Fedez abbia un contratto per essere testimonial di Soundreef, come a noi risulta. Nessuno dei nostri assistiti ha stretto con noi simili accordi.
E su Patamu qual è la vostra posizione?
Non ci preoccupa particolarmente. Ad oggi Siae rappresenta il 95,5% del repertorio musicale in onda nel nostro Paese. E’ come se noi, un airbus, temessimo la concorrenza di una bicicletta (SoundReef) e di un triciclo (Patamu). A noi non è mai capitato che un organizzatore di eventi ci abbia segnalato che qualche pezzo suonato fosse gestito da Patamu. La quale opera come associazione di artisti che si autotutelano, cosa assolutamente legale. Ma non ha accordi con nessun ente di radiotrasmissione né italiano né estero.