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Gerusalemme, rinviata visita
del vicepresidente Usa Pence
"Impegnato al Congresso"

Ma pesano le tensioni internazionali

dopo la decisione di Trump su Israele

di Carmelo Leo14 Dicembre 2017
14 Dicembre 2017

epa06388139 US Vice President Mike Pence attends an event before US President Donald J. Trump delivered remarks on a Republican-crafted tax plan, at the Grand Foyer of the White House in Washington, DC, USA, 13 December 2017. EPA/MICHAEL REYNOLDS

L’annuncio della sua visita aveva provocato, nei giorni scorsi, l’opposizione di varie autorità palestinesi. Oggi il cambio di programma: il vicepresidente degli Stati Uniti, Mike Pence, non si recherà più in Israele e in Medio Oriente dal 17 al 19 dicembre. Ufficialmente, la decisione è stata presa vista l’esigenza del numero due di Washington di presenziare al Congresso americano. Tuttavia non è da escludere che il rinvio del viaggio, secondo alcune fonti riprogrammato per la metà della prossima settimana, sia legato alla tensione nell’area scatenata dal riconoscimento, da parte degli Stati Uniti, di Gerusalemme come capitale di Israele.

La decisione di Donald Trump, dunque, oltre a scatenare una serie di nuovi scontri in Cisgordania e a Gaza, provoca conseguenze anche dal punto di vista diplomatico. Ieri, a Istanbul, i Paesi dell’Organizzazione della cooperazione islamica (Oic) hanno riconosciuto Gerusalemme Est come capitale dello Stato di Palestina occupato. Invitando anche tutti i Paesi del mondo a fare lo stesso. Al summit era presente anche Abu Mazen, che ha fatto sapere che “i palestinesi non accetteranno più alcun ruolo di mediazione degli Usa nel processo di pace in Medio Oriente”.

Lo stesso Abu Mazen era stato uno dei primi a dichiarare di non voler incontrare Pence durante il suo viaggio, visto che “gli Stati Uniti hanno superato le linee rosse su Gerusalemme”. Da lì, una pioggia di rifiuti nei confronti del vicepresidente americano: quello del papa copto Tawadros II; quello dei parlamentari della “Lista araba unita”, il terzo partito della Knesset, dove Pence avrebbe dovuto tenere un discorso. E quello, di ieri, del guardiano delle Chiavi del Santo Sepolcro a Gerusalemme, il musulmano Adib Joudeh al-Husseini: “Non riceverò Pence – ha detto – come espressione del mio assoluto rifiuto della decisione del presidente Trump su Gerusalemme”. Husseini aveva inoltre fatto appello anche ai rappresentanti delle Chiese cristiane – il Patriarca greco ortodosso Teofilo III e il Custode di Terra Santa Francesco Patton – perché boicottassero la visita. Eventualità non più necessaria, visto che Pence, almeno per il momento, non si recherà in Medio Oriente.

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