Dan Johnson, parlamentare repubblicano del Kentucky, era stato accusato di aver violentato una ragazza nel 2013. Oggi l’uomo ha deciso di togliersi la vita, sparandosi da un ponte. A riferire del suicidio lo sceriffo della contea di Bullitt, Donnie Tinnell. Solo pochi giorni fa, lunedì, il Kentucky Center for Investigative Reporting aveva reso nota la denuncia della giovane, una diciasettenne che accusava il deputato di molestie sessuali nella notte di Capodanno di quattro anni fa.
Johnson, che era anche un pastore evangelista, avrebbe aggredito la ragazza nella sala riunioni della chiesa, nel seminterrato di casa sua. La polizia, dopo la denuncia, aveva avviato delle indagini ma senza arrivare a delle accuse formali, tanto che la vicenda sembrava ormai chiusa. Il peso di quelle presunte molestie tornate a galla dopo anni ha invece schiacciato il parlamentare, che ha deciso di suicidarsi con un colpo alla tempia sul ponte della sua città, Louisville.
Eppure il deputato ha sempre negato l’accaduto, considerando quelle accuse una strategia per screditare il Governo repubblicano. Secondo Johnson il suo sarebbe un caso simile a quello di Roy Moore – il candidato dell’Alabama sconfitto ieri dal democratico Doug Jones – indagato anche lui per molestie sessuali.
“Direi che si tratta probabilmente di un suicidio”, ha confermato il coroner della Contea, Dave Billings. Secondo le prime ricostruzioni, il deputato avrebbe fermato la sua auto in un luogo appartato del ponte, dove si è poi ucciso sparando un solo colpo. Ultraconservatore, il politico-pastore portava avanti tutte le battaglie care al partito del presidente Donald Trump: era infatti un grande patriota, antiabortista e favorevole al possesso delle armi. Poco prima di morire, Johnson si era di fatto congedato dai suoi cari – la moglie, i cinque figli, i genitori – con un messaggio su Facebook in cui ribadiva la propria innocenza.