Il Pm di Arezzo Roberto Rossi, che di fronte alla alla commissione parlamentare sullo stato delle inchieste per Banca Etruria era stato pochi giorni fa il superteste a discarico di Pier Luigi Boschi e a ruota della figlia del medesimo, il ministro Maria Elena, rischia il deferimento al Csm per aver omesso di segnalare alla commissione che Boschi senior è attualmente indagato per falso in prospetto.
Non è un’accusa di poco conto e per molti risparmiatori la cui rappresentanza sarà di fronte alla commissione giovedì, è anzi quella principale. Significa non aver prospettato agli investitori i rischi del caso nella vendita di obbligazioni subordinate. In caso di fallimento delle banche dette obbligazioni non vengano rimborsate.
La notizia dell’iscrizione di Boschi padre, ex vice direttore di Banca Etruria, nel registro degli indagati è stata pubblicata domenica scorsa dal quotidiano La Verità e di lì è rimbalzata nelle direzioni dei partiti per cui la “deposizione” di Rossi era stata un sotterfugio, precludente di fatto la possibilità di portare il governo Renzi sul banco degli imputati della commissione. Rossi scrive a Casini e spiega di non aver accennato al “particolare” perché nessuno glielo aveva chiesto: “Ho risposto puntualmente a tutte le domande che mi sono state formulate senza alcuna reticenza o omissione”.
Il colloquio in audizione:
La chiave per ricostruire il tutto è il video dell’audizione al magistrato areatino in commissione. Rossi già consulente del governo Renzi, si presenta in commissione per riferire sulle indagini per il crac dell’istituto. Il pm, come riportato dai quotidiani nei giorni scorsi, non risparmia accuse sulla responsabilità della vigilanza di Bankitalia (“ho trovato strano che proponesse una fusione con Popolare di Vicenza…”) scatenando la sentenza del partito di Matteo Renzi che parla dello “sgonfiamento” del caso Etruria. Ma quando partono le domande su Boschi, Rossi risponde con frasi brevi, monosillabi. Niente reati per il pm: Boschi non è importato per bancarotta perché non ha mai partecipato alle delibere per i fidi” incriminati. Carlo Sibilia (M5s) sbotta: “Ci dica qual è la situazione e il ruolo di Boschi”. Alla fine Rossi la butta sul sentimentale: “Faccio questo lavoro da 30 anni, le persone si distinguono non per di chi sono figli o padre…”.
Nella sua replica Rossi riporta lo scambio con Alessio Villarosa (M5s). Dopo un’ora di seduta, il deputato gli chiede conto dei 14 ex manager per i quali non ha chiesto il processo per bancarotta. Rossi dice che i 14 membri del cda “non sono stati attinti da richiesta di rinvio a giudizio”. Domanda: “Non risultano indagati?”. Risposta: “No, rinviati a giudizio”; “Quindi potrebbero essere indagati?”. Risposta: “Sì”, e dice di aver fatto “cenno con la testa”. Né Villarosa né altri affondano il colpo, ma Rossi non si sente in dovere di chiarire chi e per cosa sono indagati. A un certo punto Sibilia gli chiede dell’emissione dei bond 2013 (110 milioni in fumo) per le quali Consob ha multato i vertici di Etruria, Boschi compreso, per aver nascosto i rischi nel prospetto informativo. Rossi fa secretare la risposta: “Consob ci ha denunciato un falso in prospetto…”, spiega, ma non dice quanti e chi sono indagati. “Nessuno rivolge domande sull’identità delle persone oggetto di indagini”, s’è difeso ieri. “Gli chiesto chi avesse emanato il prospetto. Mi ha risposto che l’ha ‘redatto’ un solo dirigente – spiega Sibilia- Ma io intendevo chi l’ha provato. Ho replicato che era impossibile. Alla fine ho mostrato a tutti il comunicato del 6 giugno 2013 in cui la banca dice che il prospetto lo approverà il cds, che infatti è indagato, Boschi compreso”. Sibilia ha chiesto a Casini di desecretare l’audizione. Mentre diversi commissari confermano la scena.
Le carte:
Stando a quanto riporta il quotidiano “La Verità”: venerdì scorso il senatore Andrea Augello, membro della commissione parlamentare d’inchiesta sul settore bancario ha chiesto al presidente Pier Ferdinando Casini, un supplemento d’indagine sui rinnovi dei crediti di banca Etruria da parte degli ultimi due consigli d’amministrazione, considerando responsabili di quelle sofferenze anche a chi aveva votato il rinnovo. Scartabellando tra gli atti depositati nell’ambito della vicenda della bancarotta della Popolare dell’Etruria, ci sono documenti che sembrano dargli ragione. Quello del senatore sembra infatti lo stesso contenuti in una delle informative che la Guardia di Finanza ha inviato alla Procura di Arezzo ma che non è stato recepito dai pm del pool che sta procedendo per la bancarotta. Uno dei casi sollevati dalle Fiamme gialle riguarda proprio Pier Luigi Boschi. Gli investigatori di Arezzo nei mesi scorsi avevano individuato possibili reati nel rinnovo di un fido da 11 milioni di euro di Banca Etruria a un imprenditore forlivese molto chiacchierato. E tra gli indagabili avevano segnalato alla procura anche il nome del padre del sottosegretario Maria Elena. Ma per i pm devono andare alla sbarra solo i manager che quei soldi li hanno erogato per la prima volta, e non quelli che li hanno confermati. Una posizione che è stata fermamente contestata da Augello, e per questo il senatore dovrebbe chiedere l’acquisizione dell’annotazione di 62 pagine sugli affidamenti alla Isoldi holding spa firmata dagli ufficiali di polizia giudiziaria del Nucleo di Polizia tributaria, sezione verifiche complesse, di Arezzo. Il numero di protocollo è 0368962, ed è stata inviata il 7 novembre 2016.
E dopo giorni di silenzio e riflessione, dal quartier generale renziano parte il contrattacco. Interviene la stessa Boschi su Facebook.
La sottosegretaria annuncia anche l’azione civile contro Ferruccio De Bortoli, l’ex direttore del Corriere della Sera che nel suo ultimo libro ha scritto che lei avrebbe contattato l’ex ad di Unicredit Federico Ghizzoni per chiedergli aiuto per Etruria: la banca del padre.
La risposta di De Bortoli:
Mi aspettavo l’annunciata querela per diffamazione, che non è mai arrivata. Dopo quasi sette mesi apprendo che l’onorevole Boschi mi farà causa civile per danni. Grazie.
— Ferruccio de Bortoli (@DeBortoliF) 4 dicembre 2017
Diventa così Federico Ghizzoni una figura centrale per il dibattito politico. «Non vorrei che la minaccia di querele della Boschi sia un messaggio all’indirizzo degli avvocati di Ghizzoni del quale ci apprestiamo a chiedere l’audizione in commissione – racconta Andrea Augello, senatore di Idea – Per informarli che se l’ex ad confermasse le indiscrezioni del libro, scatterebbero denunce per diffamazione e calunnia». Lui come il M5s stasera in ufficio di presidenza della Bicamerale chiederanno l’audizione di Ghizzoni, ma non della Boschi per ora, proprio per accertare intanto se ci sono state pressioni.