“Caro Presidente Donald Trump, a Los Angeles centinaia di homeless, uomini e donne, vivono come in un girone dantesco. Sono scioccato. Credo che un paese civile come l’America non possa permettere che centinaia di persone siano abbandonate al loro triste destino”. Corrado Franco è un regista e documentarista italiano. In questi giorni è in visita in California e a Hollywood per promuovere “Al di qua”, un racconto-documentario sugli homeless in corsa per l’Oscar 2018.
Passando per Skid Row, distretto della downtown di Los Angeles conosciuto come Central City East, un quartiere fantasma a due passi dai grattacieli delle banche e dal quartiere finanziario della città, il regista si è trovato ad osservare uno spettacolo desolante. Rifugi di cartone accalcati l’uno sull’altro, accampamenti, immondizia, miseria: è il rione dei clochard, dimenticati da tutti, nel cuore di una delle città più ricche del mondo. Qui vive una popolazione di senzatetto che varia dalle 2000 alle 5000 persone: c’è chi ha perso casa e lavoro, chi è tossicodipendente, chi ha problemi mentali. Ma è solo uno dei tanti ghetti presenti negli Stati Uniti: a New York, ad esempio, il numero dei clochard raggiunge le 60mila unità.
Corrado Franco, che nel suo docufilm racconta con realismo il dramma dei senzatetto e degli invisibili, in una vera e propria denuncia sociale, ha preso carta e penna e si è rivolto direttamente al presidente degli Stati Uniti. “Occorre aiutare i 550mila homeless e i 40 milioni di persone che vivono in povertà negli Stati Uniti”, è l’invito del regista all’inquilino della Casa Bianca. Una richiesta che Franco estende anche al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni: “Dobbiamo aiutare allo stesso tempo i 4,7 milioni di italiani che vivono in povertà”. Perché, spiega Franco, “in qualsiasi momento della vita tutti noi possiamo diventare più ricchi e forti, ma anche diventare allo stesso tempo molto poveri”.