Si è concluso da pochi giorni, alla Town Hall di New York, il tour mondiale di Francesco De Gregori, in America per la prima volta dopo aver toccato vari punti dell’Europa. Concerti intimistici, senza nemmeno la batteria, con la sola voce chiara del Generale che intona “Non è buio ancora”, omaggiando Bob Dylan, ma anche classici come “Rimmel” e “La donna cannone”.
«Mi cattura il modo di vivere libero, senza che nessuno ti giudichi – dice di New York il cantante, intervistato da Repubblica – E poi c’è un’etica del lavoro, forse purtroppo della competitività, che altrove manca». A guardarlo sul palco moltissimi italiani: tanti nostalgici e tutti commossi quando De Gregori comincia a cantare “Viva l’Italia”. Non da meno i fan americani, che conservano da sempre un grande amore per la musica melodica del Belpaese. Abitanti di uno stato che De Gregori definisce “giovanissimo”, «Ma non mi chieda di parlare di Trump – si affretta ad aggiungere – anzi, neanche di politica, non saprei davvero cosa dirle».
In chiusura dello show, la tradizionale “Anema e core”, intonata con la moglie e compagna di viaggio Chicca. Una canzone che De Gregori ha anche in programma di registrare come singolo. Un omaggio alla tradizione napoletana e anche una storia dolce, che il cantante racconta: «Eravamo in uno dei ristoranti più tipici, Zi Teresa, e speravo che arrivasse un posteggiatore, i menestrelli che cantano le melodie tradizionali. Incredibilmente neanche uno. E allora intonai io Anema e core. Così è nata l’idea di condividerla».
Ora lo aspettano mesi di riposo e forse qualche nuovo singolo in cantiere. «Sul mio futuro personale e professionale sono molto ottimista. Per il resto, non passo la mia vita a pensare al futuro del mondo” dice, di fronte a qualche allusione all’attuale situazione politica. Un’immersione totale nella musica dunque: forse da deluso, ma sempre da innamorato dell’arte della canzone.