“Pura fantasia” l’idea di elezioni a maggio. Così in ambienti del Quirinale viene liquidata l’ipotesi di un avallo da parte del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a un percorso che porti la legislatura a scadenza naturale con lo svolgimento di elezioni a maggio. Voci dal Colle precisano che il suo intervento e le sue valutazioni in merito saranno maturate a tempo debito, alla scadenza naturale della legislatura, se precedentemente dovesse venire meno il rapporto fiduciario fra Parlamento e Governo o se il premier dovesse rappresentare al Presidente della Repubblica l’esaurimento del proprio mandato.
In altri termini, dopo l’approvazione della legge di Bilancio, che in questa fase rimane l’impegno prioritario, se il presidente del Consiglio, a fine anno, riterrà di presentarsi dimissionario, a quel punto si andrà ad elezioni, con molta probabilità a marzo. Se invece il premier e le forze politiche che lo sostengono riterranno di avere margini per poter proseguire la loro azione, allora la legislatura potrà arrivare alla scadenza naturale, il 14 marzo, e le elezioni a quel punto si terranno a maggio. Ma si tratta di scelte che riguardano le dinamiche politico-parlamentari, rispetto alle quali il presidente della Repubblica non ha e non intende avere voce in capitolo.