«Abbiamo già avuto altri morti. Ma su questa nave (la spagnola Cantabria, ndr) sarà tutto più complicato. Siamo ancor di più in stretta collaborazione con la Procura della Repubblica perché i ventisei corpi potrebbero essere ventisei omicidi». Un’ipotesi, quella sostenuta dal prefetto di Salerno, Salvatore Malfi, più che reale. Dopo l’ennesima strage nel Mediterraneo, il mare ha restituito solo i cadaveri di 26 donne, tutte giovanissime e probabilmente nigeriane, in età compresa tra i 14 e 18 anni. Un dato che incuriosisce, tanto che la Procura ha dato il via a degli accertamenti e ha aperto un fascicolo contro ignoti per “morte in conseguenza di altro reato”.
Da oggi il pm Luca Masini ha disposto l’esame esterno e un tampone per valutare se le ragazze avessero subito abusi e violenze sessuali prima di morire nel tentativo di raggiungere le coste italiane dalla Libia. Il pool di 8 medici legali non ha potuto svolgere prima questo tipo d’indagini: i cadaveri, conservati sulla nave militare Cantabria in celle frigorifere, non erano nelle condizioni di permettere nessun rilievo. «Poi comunicheremo all’autorità giudiziaria le risultanze e saranno loro a stabilire il da farsi- spiega il professor Antonello Crisci, perito della Procura di Salerno- . Nell’arco di una settimana credo che completeremo i primi esami. Poi bisognerà effettuare gli accertamenti istologici, tossicologici e quanto sarà necessario per delineare cosa sia realmente accaduto».
Per ora l’ipotesi prevalente rimane comunque la morte per annegamento. Erano partite dal porto di Zwara. 23 viaggiavano su un gommone. Le altre 3 erano su un’imbarcazione più grande con altri 142 migranti a bordo. Sono stati recuperati solo i corpi di queste 26 donne, che avrebbero avuto la peggio perché “soggetti deboli”.
«Accanto a noi c’era un altro barcone pieno di somali. Sono morti tutti», racconta confusamente in arabo una donna. Una dei 375 sopravvissuti, quasi tutti provenienti dall’Africa Subsahariana, portati in salvo nel porto di Salerno al molo 3 gennaio. 90 sono donne, di cui 8 incinta, e 52 minori. Tra loro un neonato con meno di una settimana di vita. Cinque migranti sono stati condotti in questura per essere interrogati, la loro posizione è al vaglio degli investigatori.
Intanto il Comune di Salerno ha già individuato i siti dove accogliere le salme delle 26 donne dopo le autopsie. Un atto di umanità nei confronti di queste ragazze che speravano in una vita migliore e hanno trovato invece la morte.