Nello Musumeci è, al netto di clamorosi ribaltoni, il nuovo presidente della Regione Siciliana. Intorno alle 13 il candidato unico del centrodestra, dopo 1051 sezioni scrutinate su 5300, si assesta al 39,4%, seguito da Giancarlo Cancelleri del M5S, che raccoglie il 34,9%. Staccato al 18,8% il candidato Pd Micari, mentre Claudio Fava e le restanti forze della sinistra ottengono il 5,8%. Dopo svariate tornate elettorale, potrebbero comunque tornare a sedere sugli scranni di Palazzo d’Orleans.
Ma, cifre alla mano, in Sicilia a vincere davvero è il “partito del non voto”. Solo il 46,76% degli aventi diritto si è infatti recato alle urne, mentre il 53,24% le ha disertate. Rispetto al 2012, quando aveva votato il 47,41%, il dato dell’affluenza è risultato in calo dello 0,65%.
Seppur con motivazioni diverse esulta sia il centrodestra, che ha riproposto anche in Sicilia la coalizione che, con ogni probabilità, si presenterà alle politiche (Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia), sia il M5S, che si impone come primo partito dell’isola. In casa Pd, e più in generale nell’alveo delle forze di sinistra, si raccolgono i cocci, nel timore che questa debacle possa essere solo il preludio ad un’altra che sarebbe molto più dolorosa, ovvero quella su scala nazionale. Benché trapeli al momento poco o nulla da casa Pd, secondo il Corriere della Sera Renzi avrebbe nettamente ammesso la sconfitta.
Alla sua sinistra invece si levano commenti impietosi: “Siamo dinanzi ad una sconfitta clamorosa del Pd e delle sue politiche nazionali e regionali”, afferma Roberto Speranza, coordinatore nazionale di Mdp, la formazione figlia della scissione, aggiungendo che “continueremo a lavorare per radicare il nostro progetto e perché possa affermarsi profonda discontinuità”.
Piccata la risposta di Raffaella Paita, dirigente nazionale del Pd e capogruppo alla Regione Liguria, la quale traccia un parallelo tra l’esito elettorale siciliano e quello della propria regione nel 2015: “Prima la Liguria, oggi la Sicilia: ma davvero la sinistra pensa di svolgere così il suo ruolo? Operare affinché siano sempre le destre a vincere?”, ha affermato.
Ma polemiche e veleni, in queste ore, coinvolgono anche il presidente del Senato Pietro Grasso, che nei giorni scorsi aveva annunciato la sua decisione di lasciare il Pd. A chi lo ha indicato come una delle possibili concause del tracollo il presidente, tramite il proprio portavoce, ha risposto che si tratta di “una patetica scusa, utile solo ad impedire altre e più approfondite riflessioni” in quanto, si osserva nella nota diffusa questa mattina, “il risultato che si va profilando per il Pd è in linea con tutte le ultime competizioni amministrative e referendarie”.
Sul fronte Cinque Stelle Luigi Di Maio parla da vincitore, indicando il Movimento come “la prima forza politica del Paese”. “Abbiamo tenuto testa alla grande all’accozzaglia del centrodestra e superato ampiamente quella che sarebbe formata da centrosinistra e sinistra secondo le proiezioni attuali”, ha sottolineato il candidato premier dei pentastellati.
Parla invece di “miracolo” il commissario di Forza Italia in Sicilia Gianfranco Micciché, evidenziando come “sei mesi fa in Sicilia tutti davano per scontata la vittoria del Movimento 5 stelle”.