La notizia arriva direttamente da Colin Stretch, vice presidente e capo dell’ufficio legale di Facebook: entro la fine del prossimo anno l’azienda assumerà 10 mila persone raddoppiando così il numero degli addetti che garantiscono la sicurezza della piattaforma, prevenendo anche manipolazioni come quelle russe nella campagna presidenziale americana. L’impegno è notevole, dato che al 30 giugno la società aveva 20.658 dipendenti.
Una stretta di controlli che arriva dopo la diffusione di un documento messo a punto dal rappresentante legale del social network fondato da Mark Zuckerberg. Circa 126 milioni di americani avrebbero letto su Facebook post con contenuti aggressivi, divisivi, pubblicati da account collegati a russi, prima e dopo la campagna elettorale nel 2016. Una cifra clamorosa di utenti, pari alla metà dell’elettorato statunitense. Gli spazi pubblicitari politici erano stati ceduti a una società sotto copertura russa. Il tutto per un valore di 100mila dollari di spese pubblicitarie, come ha ammesso durante l’audizione in Commissione Affari giudiziari del Senato lo stesso Stretch, il 31 ottobre 2017.
FB general counsel Colin Stretch: “Many of these ads and posts are inflammatory. Some are downright offensive.” https://t.co/jSVh647U7D pic.twitter.com/SXYucnps0N
— CBS News (@CBSNews) 31 ottobre 2017
A una delle domande chiave: “Si può dire che la propaganda e la disinformazione circolata su Facebook abbiano avuto un impatto sulle elezioni?” della senatrice Mazie Hirono, Stretch ha risposto: “Non siamo nella posizione di giudicare perché una singola persona o un intero elettorato abbiano votato in un certo modo”.
In un primo momento Facebook aveva stimato un’audience sempre consistente, ma molto più ridotta: 10 milioni di utenti. Il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, liquida come “fantasie” le accuse di “interferenze” russe nelle elezioni di Paesi europei e degli Usa.