È stato un anno di ricostruzione nelle frazioni del Centro Italia che tra il 26 e il 30 ottobre scorso hanno vissuto il dramma dei terremoti. Alle 19,11 di martedì 26 ottobre la prima scossa di magnitudo 5.4 della scala Richter: un tremito partito a 9 chilometri di profondità, con epicentro tra Castelsantangelo sul Nera, Visso e Ussita, nella zona del Maceratese. Un terremoto forte e lungo, che ha interessato anche Roma, L’Aquila, Perugia e Terni, ed è stato avvertito in Friuli, Veneto e persino in Austria. Poi alle 21:18 la seconda scossa, ancora più forte, di magnitudo 5.9. Un bilancio, fortunatamente, senza vittime, ma condizionato da crolli diffusi nelle zone più colpite. In tutto giunsero sul luogo del sisma 42 squadre dei vigili del fuoco. Anche militari dell’esercito italiano presenti nelle zone colpite dal sisma del 24 agosto accorsero in aiuto nei comuni colpiti. Nelle prime ore, vennero impiegati anche droni dotati di visione notturna, per una migliore visione dall’alto dei borghi colpiti.
Dopo nemmeno una settimana, l’area è stata colpita da un nuovo, fortissimo, terremoto. Il sisma della mattina del 30 ottobre è stato infatti il più forte da quando le scosse rasero al suolo l’Irpinia. Anche in questo caso nessuna vittima ma purtroppo molti feriti. Paesi devastati e danni, gravissimi agli edifici, al patrimonio storico e alle abitazioni. Specialmente a Norcia, epicentro del terremoto, diventata quasi una città fantasma. Poche ore dopo ha ceduto la chiesa di Santa Rita. Ma paura anche a Roma: le scosse sono state sentite nitidamente, costringendo i tecnici del comune a decine di verifiche, anche a San Pietro e al Colosseo. In più il dramma degli sfollati: ben 25mila nelle Marche e cinquemila in Umbria.
Anche se l’immagine più iconografica di questi tragici fatti è rappresentata dalle anziane suore, inginocchiate tra la polvere, intente a pregare davanti alla chiesa di San Benedetto a Norcia, letteralmente crollata davanti a loro.