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HomeEsteri Turchia, al via processi ai capi di Amnesty: rimane l’accusa di golpe

Turchia, al via il processo
al presidente di Amnesty
accusato di terrorismo

Rischia una pena massima di 15 anni

per i legami con rete golpista di Gulen

di Michela Eligiato26 Ottobre 2017
26 Ottobre 2017

Si è aperto stamani a Smirne, sulla costa egea della Turchia, il processo al presidente nazionale di Amnesty International, Taner Kilic, accusato di “associazione terroristica” per supposti legami con la presunta rete golpista di Fethullah Gulen.

Kilic era in stato di detenzione da giugno, insieme ad altri otto attivisti che però sono stati liberati, dopo 115 giorni di prigionia, insieme alla direttrice nazionale di Amnesty International, Idil Eser.

Il presidente di Amnesty è sospettato di aver scaricato un’applicazione di messaggistica, ByLock, grazie alla quale i seguaci di Gulen si sarebbero scambiati informazioni criptate. Amnesty nega con forza le accuse: infatti, secondo due perizie forensi mostrate dall’ong, l’app non sarebbe mai stata installata sul cellulare di Kilic.

I difensori dei diritti umani sono accusati di aver fornito assistenza a una serie di “organizzazioni armate terroristiche” e rischiano una pena massima di 15 anni. Secondo il tribunale, le attività in favore dei diritti umani – come la richiesta di cessare la vendita di gas lacrimogeni, candidarsi a un bando o chiedere il rilascio di insegnanti in sciopero della fame – sono state svolte in favore di organizzazioni terroristiche. Le accuse rivolte, nello specifico, contro Idil Eser si basano, invece, su documenti e comunicazioni pubbliche precedenti alla assunzione come direttrice di Amnesty International Turchia.

Celebrità del cinema e della musica hanno aggiunto la loro voce alla richiesta globale del rilascio immediato del gruppo di Amnesty. Oltre 20 artisti e celebrità, tra cui Ben Stiller, Mark Ruffalo, Whoopi Goldberg, hanno sottoscritto una lettera di Amnesty International Usa all’ambasciatore turco, aggiungendosi a coloro che già avevano chiesto il rilascio dei detenuti.

Forte l’appello di Peter Gabriel che in un video diffuso sul web dice: “Li hanno accusati di terrorismo. È ridicolo”, afferma il cantante britannico, “Tutto ciò si inserisce all’interno del brutale giro di vite, voluto dal Presidente Erdogan, che fu lui stesso incarcerato e poi rilasciato grazie ad una campagna Amnesty”.

La Turchia, inoltre, è una firmataria della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo che appoggiano da sempre associazioni come Amnesy International, ma sulle accuse il direttore per l’Europa, John Dalhuisen, non ha dubbi: “È stato chiaro sin dal momento dell’arresto che siamo di fronte a procedimenti di natura politica aventi l’obiettivo di ridurre al silenzio le voci critiche della Turchia”.

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