A Roma la casa non è un diritto per tutti. Una situazione drammatica: affitti a costi insostenibili per tanti, edifici fuori regola catastale e di sicurezza, liste infinite per l’edilizia pubblica e irregolarità anche nel mondo “alternativo” della lotta per la casa. Spesso poi il mercato della casa è sinonimo d’illegalità diffusa.
A riportare in primo piano la questione abitativa sono stati i casi di quest’estate. Prima lo sgombero del palazzo ex Inps a Cinecittà, poi gli scontri di fronte al palazzo di via Curtatone in piazza Indipendenza. Due casi collegati all’occupazione abusiva di immigrati e di richiedenti asilo. Persone abbandonate, vittime o protagonisti di abusi, su cui – è il caso di via Curtatone – indaga anche la Procura della Repubblica di Roma.
Racket o strumentalizzazioni? Dietro l’occupazione di palazzo Curtatone si nasconderebbe uno scenario di illegalità. La Procura di Roma ha parlato di un racket degli affitti: le persone pagavano un canone, se pur modesto, e presentavano all’ingresso un badge per entrare e uscire.
Le indagini sono alle prime battute. Sotto accusa sono finiti anche i movimenti per la casa. «Fra le tante porcate che si dicono dei movimenti, quella dell’affittare le case ai senzacasa non l’avevo mai sentita», si difende Rudy Colongo, delegato Unione Inquilini e rappresentante dell’occupazione di un edificio in via Tor de Schiavi.
Roma ha già conosciuto situazioni simili. In realtà tre anni fa furono rinviati a giudizio per estorsione alcuni esponenti dei movimenti. Tra questi Pina Vitale, del centro sociale Angelo Mai, accusata di associazione per delinquere insieme ad altri tredici militanti.
Secondo Fabrizio Nizi storico leader di Action, i rifugiati e gli immigrati che occupano abusivamente non denuncerebbero le richieste di pizzo. «Sono situazioni molto simili ai loro Paesi di origine. Spesso i racket e le forme illegali sono visti come normali». A giocare negativamente è anche la paura di ritorsioni. «È probabile che nel palazzo di via Curtatone qualcosa sia davvero accaduto. Nei contesti in cui mancano guide sindacali e politiche vince chi è più forte. E gli altri si adeguano».
Emergenza Ater. L’azienda territoriale per l’edilizia residenziale è in condizioni critiche. Il patrimonio immobiliare è da anni depredato da occupazioni abusive. Sono migliaia di persone che senza diritto abitativo hanno “comprato” l’alloggio da inquilini aventi diritto. Un’operazione illecita, finita nelle mani dei clan malavitosi.
«Abbiamo 11.600 occupanti abusivi a Roma a cui dobbiamo aggiungere quelli che occupano gli alloggi dell’Ater, che non so nemmeno quanti siano», ha denunciato in questi giorni il prefetto Paola Basilone.
Dalla prefettura emerge che sarebbero almeno 1.300 gli appartamenti Ater pronti per lo sgombero. Tuttavia mancano le richieste del decreto attuativo, che devono essere fornite dal Campidoglio. In assenza di atti formali da parte di Palazzo Senatorio è quindi la Procura di Roma a dare esecuzione agli sfratti. Ma secondo l’Ater con la collaborazione del Campidoglio sarebbe possibile liberare 500 alloggi l’anno, riportando la situazione al punto zero entro cinque anni.
L’immobilismo della Capitale e i palazzinari. È da quasi 15 anni che non si costruiscono alloggi destinati a edilizia popolare. Nel mirino sono finiti i grandi proprietari immobiliari. I “palazzinari”, accusati di aver cementificato il suolo romano, drogando il mercato immobiliare. I movimenti e diversi sindacati denunciano che centinaia di migliaia di case rimangono vuote apposta per tenere alti i canoni delle abitazioni.
Contro lo sfitto speculativo si batte l’Unione inquilini. «Dopo la vendita degli immobili pubblici, i proprietari e i costruttori hanno cominciato a capire che era meglio avere un patrimonio parzialmente usato. Noi sosteniamo che lo sfitto si può attaccare soltanto rialzando le tasse», dichiara il segretario nazionale Massimo Pasquini. E’ questa dunque una delle molle che spinge verso le occupazioni del patrimonio pubblico e privato.
Protestano i proprietari. Dopo gli scontri e le polemiche in piazza Indipendenza il ministro dell’Interno Minniti ha deciso di riscrivere le linee guida per i prefetti: il Viminale non autorizzerà altri sgomberi senza che vi siano già pronte soluzioni abitative.
«Non possiamo non manifestare la nostra preoccupazione per quanto sta emergendo. Il governo dovrebbe interessarsi per favorire la liberazione degli occupanti abusivi», ha dichiarato in proposito il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa.
Dello stesso parere è l’Uppi (Unione piccoli proprietari immobiliari). Il presidente del Lazio Angelo De Nicola accusa lo Stato di “legalizzare l’illegale”. «Molto spesso non affittiamo perché non ci sono garanzie. Le persone non pagano e si rinchiudono negli edifici. Poi ci vuole tempo e denaro per liberare le occupazioni. E magari ti trovi l’appartamento distrutto».
Secondo l’accordo raggiunto con il Ministero dell’Interno, il Comune, dopo gli sgomberi di quest’estate, avrebbe dovuto individuare soluzioni alternative per gli sfollati. Ma finora il regolamento comunale non prevede la sistemazione dei nuclei familiari, ma solo delle persone fragili: madre con bambino, anziani e disabili.
Mancando politiche abitative concrete, Roma continua a rimanere nelle mani dei padrini delle case popolari. «Una situazione sconvolgente» – ha dichiarato il prefetto Basilone – che impedisce un’attività amministrativa del tutto legittima: l’assegnazione di case popolari a chi sta in graduatoria.