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HomeCronaca Firenze, minorenne segregata e promessa sposa per soldi. Arrestato il padre

Firenze, minorenne segregata
e promessa sposa per soldi
arrestato il padre

Riesce a chiedere aiuto a un coetaneo

tramite chat di gioco per smartphone

di Davide Di Bello14 Settembre 2017
14 Settembre 2017

Tenuta segregata in casa per quattro anni e promessa in sposa a un uomo che non conosceva in cambio della somma di 15mila euro, è riuscita a salvarsi chiedendo aiuto a un coetaneo attraverso la chat di un gioco per smartphone.                                         E’ la terribile storia, ricostruita dalla polizia di Firenze, di una ragazza 17enne, originaria dell’Est Europa e residente nel capoluogo toscano. Gli agenti della squadra mobile hanno arrestato il padre della giovane al quale ora è contestato il reato di riduzione in schiavitù, in esecuzione della misura di custodia cautelare in carcere disposta dal Gip su richiesta della Dda fiorentina.

Secondo quanto emerso dalle indagini, quattro anni fa la ragazza, allora 13enne, era stata promessa in sposa dal padre a un connazionale, residente con la propria famiglia in Francia. L’accordo stipulato prevedeva il pagamento di 15mila euro, 4mila dei quali furono versati come acconto 10 mesi dopo, quando la famiglia del futuro sposo si era recata in Italia. Nell’occasione fu stabilito che in attesa delle nozze la ragazzina avrebbe dovuto imparare a fare le faccende domestiche, dimagrire e mantenere la verginità, pena la restituzione della somma versata.

In base agli accertamenti, da allora la ragazza sarebbe stata segregata in casa dai genitori, che le permettevano di uscire solo poche volte al mese per fare la spesa e soltanto in compagnia di uno degli uomini di famiglia.

Nonostante non le fosse permesso possedere denaro e le fosse stata tolta la scheda telefonica, la ragazza è riuscita a chiedere aiuto a un coetaneo accedendo alla chat di un gioco per smartphone grazie ad una connessione wi-fi. Lui, residente in Sicilia, ha raccolto la sua richiesta di aiuto segnalando il caso ad un centro antiviolenza e facendo così scattare l’allarme.

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