Tutto è pronto. Alle 13:20, questa l’ora fatidica, la missiva ufficiale che annuncia la Brexit viene consegnata per mano dell’ambasciatore britannico a Bruxelles al presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk. Le carte del “divorzio” sono state firmate. Ieri sera la premier britannica Theresa May, ha siglato la lettera in cui invoca l’art. 50 del Trattato di Lisbona, quello che regola le condizioni per l’uscita di un paese dal blocco comunitario.
Da quel momento esatto, il Regno Unito ha due anni di tempo per completare le procedure della sua uscita dall’Unione Europea dopo 44 anni. Il 9 aprile i 27 stati membri dell’Unione si riuniranno per discutere il ritiro e il prima possibile inizieranno i negoziati che dovrebbero concludersi entro ottobre 2018. Di fronte alla “hard brexit” prospettata da Theresa May, l’europarlamento detterà le proprie condizioni, prima fra tutti “un equo trattamento dei cittadini europei nel Regno Unito” in modo da tutelare tutti gli Europei che lavorano in Inghilterra. Fino al divorzio definitivo inoltre, l’obbligo del Regno Unito sarà quello di continuare a versare il proprio contributo nelle casse dell’Unione.
Un Regno Unito che rischia di non rimanere più così unito. Ieri infatti, un’altra richiesta di divorzio è stata avanzata, questa volta dall’estremo nord del Regno. Il parlamento di Edimburgo chiede quella che la stampa locale ha già ribattezzato “Scoxit”, Scotland Exit. Glaciale la risposta della premier May: “se ne parla a trattati conclusi”. Ma quello che fa tremare i polsi a Downing Street è la possibilità di un referendum anche in Irlanda del Nord, per la quale il ritorno nell’Ue sarebbe automatico una volta riunificata con Dublino.
Divorzio dall’Europa: cosa cambia per gli italiani in post-Brexit
“London Calling […] The ice age is coming, the sun is zoomin’ in” (La chiamata di Londra […] L’era glaciale sta arrivando, il sole si sta ingrandendo). Scritto nel 1979 in un clima di profonde incertezze mondiali, questo brano del gruppo punk The Clash è quanto mai profetico. Londra chiama, ma la risposta degli altri paesi non è più così scontata.