La soldatessa Eleonora A. voleva stabilizzare il suo posto di lavoro. Dopo anni nelle Forze Armate, a settembre aveva deciso di partecipare al concorso pubblico per i 400 posti nella Guardia di Finanza. Passato il primo step, alle visite mediche venne scartata perché incinta di tre mesi. Il verbale della Commissione recita: «Sulla base della certificazione presentata in data odierna attestante lo stato di gravidanza, sussiste un temporaneo impedimento all’accertamento dell’idoneità al servizio nella Guardia di Finanza ed è perciò ‘esclusa’ dalla procedura».
Eleonora aveva così fatto ricorso al Tar, con i suoi avvocati Giorgio Carta e Giuseppe Piscitelli che sostenevano ci fosse una inaccettabile disparità di trattamento. La gravidanza come una malattia. Oggi il Tar le ha dato ragione: «Lo stato di gravidanza costituisce solo un temporaneo impedimento all’accertamento, non può essere considerato una causa di inidoneità». A costituire un precedente c’era il caso della caporalmaggiore Valentina Fabbri, esclusa nel 2012 dai concorsi per l’esercito perché incinta. Anche in quel caso la donna vinse, e il Tar si appellò agli articoli 3 e 51 della Costituzione ai quali alcuni regolamenti, come quelli dei concorsi pubblici, non si sono ancora adattati.