La magistratura sud coreana ha chiesto l’arresto di Lee Jae-Yong, vicepresidente della Samsung, con l’accusa di corruzione. Il rampollo della famiglia più ricca del Paese è accusato di aver materialmente versato tangenti, per un totale di 34 milioni di euro, destinate ad un amico intimo del presidente sudcoreano Park Geun-Hye, in cambio del sostegno del governo per l’attuazione dei piani di successione all’interno della dirigenza della multinazionale.
Lee è stato interrogato per 22 ore di fila, la scorsa settimana, nell’inchiesta che ha raggiunto i più alti vertici del potere politico ed economico del paese asiatico, tanto che a breve la Corte Costituzionale sudcoreana dovrà decidere se il primo presidente donna della nazione potrà continuare o meno a svolgere le sue funzioni.
Il mandato d’arresto nei confronti di Lee dovrà essere invece confermato dal tribunale che, secondo quanto riferito dalla Corte distrettuale di Seul, dovrebbe riunirsi mercoledì. La notizia della richiesta di arresto ha avuto immediate ripercussioni sul titolo Samsung Eletronics, che nelle contrattazioni alla borsa di Seul ha perso il 2.14%.