Anche quest’anno “referendum” sarà la parola chiave che animerà la politica italiana. La Consulta ha approvato quello riguardante i voucher e il lavoro accessorio e quello sulle responsabilità in solido in materia di appalti. Bocciato invece il referendum sull’articolo 18, che era il perno attorno a cui ruotava l’iniziativa politica della Cgil. La consultazione dovrebbe avvenire tra il 15 aprile ed il 15 giugno, a meno che non si vada alle elezioni anticipate. In tal caso, come prevede la legge, i referendum verrebbero “ibernati” fino all’anno successivo.
Durante una conferenza stampa, il segretario generale della Cgil Susanna Camusso ha dichiarato l’intenzione di continuare la battaglia sul tema dei licenziamenti, se necessario anche facendo ricorso alla Corte Europea. “È stata una scelta politica – ha affermato la Camusso – Noi siamo convinti che la libertà dei lavoratori passi attraverso la loro sicurezza”. Di scelta politica parla anche Matteo Salvini, che ha tempestivamente commentato il verdetto. “Dalla Consulta, sentenza politica gradita ai poteri forti e al governo, come quando bocciò il referendum sulla legge Fornero”, ha dichiarato il segretario della Lega.
Il tema dell’ampliamento della tutela reintegratoria nel posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo non è l’unico punto su cui si registrano pareri contrastanti. Il ministro del Lavoro Poletti, ad esempio, ritiene che i voucher debbano essere modificati, ma non aboliti, poiché evitano “che l’alternativa sia il lavoro nero”. Di tutt’altro avviso è Di Maio, che parla di “schiavitù dei voucher” e aggiunge: “È la nuova frontiera dello sfruttamento: nessuna tutela, nessun contratto, si pagano con voucher migliaia di ingegneri, programmatori, dipendenti dell’industria, dell’edilizia, dei trasporti”.
Anche l’ultimo nodo, quello degli appalti, preoccupa alcuni e rincuora altri. “Tornare indietro sulle regole degli appalti produrrebbe nuova incertezza, proprio quello di cui le imprese non hanno bisogno”, ha affermato il vicepresidente di Confindustria Maurizio Stirpe. In molti si sono limitati a mostrare rispetto per la decisione della Consulta. Tra questi, l’ex segretario del Pd Bersani, che afferma: “Il lavoro è troppo precarizzato”.
Intanto mette già le mani avanti il ministro della Salute Beatrice Lorenzin. “Non ha niente a che vedere con la durata del governo che è impegnato fuori dal Palazzo a far fronte alle priorità del paese e in Parlamento a fare la legge elettorale” ha dichiarato, interrogata dai giornalisti riguardo la connessione tra il referendum e la prosecuzione dell’attuale esecutivo. È bene ricordare, inoltre, che la Corte Costituzionale sarà nuovamente al centro dell’attenzione tra due settimane, quando si pronuncerà sull’Italicum. Considerato il mutamento, da ottobre ad oggi, degli equilibri interni, il risultato è più che mai imprevedibile.