Zuckerberg finisce di nuovo sotto accusa per i dati privati degli utenti che Whatsapp fornisce a Facebook. A sollevare il problema era stata la nuova policy imposta a fine agosto agli utenti di Whatsapp, l’app da ben oltre il miliardo di dollari, fondata da Jan Koum e Brian Acton, acquisita nel 2014 da Facebook. Ha catturato l’attenzione il fatto che, accettando i nuovi termini di utilizzo, parte delle informazioni degli utenti della chat verde, venissero automaticamente condivisi con il social network di Zuckerberg, numeri di telefono compresi.
Facebook utilizza infatti una strategia di marketing che sfrutta proprio la profilazione degli utenti iscritti, per trarre profitto. I dati rivelati permettono cioè di proporre spazi pubblicitari e servizi personalizzati agli inserzionisti.
Oggi, nell’era del mercato unico digitale, questa violazione in materia di privacy avviene sempre più spesso. Non ci accorgiamo che, seppur si tratti di applicazioni gratuite, finiamo per “pagare” il servizio con le nostre informazioni personali, una carta di un valore inestimabile per il web.
Oltre al danno però, nel caso di Whatsapp, c’è anche la beffa in quanto all’utente veniva comunicato che le informazioni sarebbero state utili per “migliorare i suggerimenti di amici”, senza specificare nel dettaglio quali informazioni sarebbero state traferite. L’ipotesi dell’Antitrust inoltre, è che l’azienda abbia presentato le nuove condizioni facendo credere che, senza il consenso alla condivisione dei dati, sarebbe stato impossibile proseguire nell’uso dell’applicazione.
Ai primi di settembre l’Unione europea aveva chiesto chiarimenti all’azienda. A fine mese poi, era stato il Garante per la privacy a invitare WhatsApp e Facebook a fornire chiarimenti circa lo scambio di dati. La Germania aveva risposto con il blocco totale di questa operazione, per proteggere la privacy dei circa 35 milioni di utenti WhatsApp tedeschi.
Ora anche l’Europa ha richiesto che Whatsapp fermi questa condivisone, fino a che non vengano assicurate protezioni legali appropriate.
In più, alla luce dei nuovi procedimenti per presunte violazioni del Codice del Consumo, anche Codacons si dice pronta ad agire. L’associazione ha infatti annunciato che, se gli illeciti ipotizzati dall’Antitrust verranno accertati, avvierà una class action contro l’azienda per il risarcimento degli utenti italiani.