Ci sono un italiano, un francese, un tedesco e un americano. Non è una barzelletta e speriamo non lo diventi. I Giochi Olimpici del 2024 avranno una nuova pretendente, Parigi, che va ad aggiungersi ad Amburgo e Boston, rappresentando la prima concorrente di livello di Roma. Il consiglio municipale della “ville lumière” ha, infatti, dato via libera con una maggioranza ampia all’iter di preparazione del dossier di candidatura, che dovrà essere presentato entro il 15 settembre. L’ufficialità non c’è ancora, ma si tratta solo di una formalità.
Una mossa scontata per il presidente del Coni, Giovanni Malagò, che minimizza: «Ho sempre sostenuto che Parigi si sarebbe candidata. Quindi, nella mia testa, e di tutti quelli che si stavano occupando della candidatura olimpica, era una rivale prevista e per la quale abbiamo massimo rispetto».
Ripensamenti. Non era così sicuro il sindaco della capitale francese, Anne Hidalgo, eletto un anno fa e mostratosi da subito riluttante a continuare il progetto di un’altra amministrazione. Il confronto con il governo francese, le regioni e le istituzioni sportive hanno infine convinto il primo cittadino parigino ad abbracciare questa avventura ambiziosa. Con un unico paletto: il profilo sarà basso, come i costi, nettamente inferiori agli 11 miliardi investiti da Londra nel 2012.
Nozze coi fichi secchi. Il budget ridotto, massimo 6 miliardi di euro, impone a Parigi di integrare nel progetto gli impianti sportivi esistenti. I campi da tennis del Roland Garros, lo Stade de France, il palazzetto dello Sport di Parigi Bercy e il Grand Palais, dove si sono svolti gli ultimi mondiali di scherma: per tutti ci sarà un posto e qualche miglioramento. La costruzione del villaggio olimpico dovrebbe rappresentare l’occasione per riqualificare una “banlieue” disagiata, probabilmente la Seine-Saint Denis.
Un guru al Campidoglio. Roma non si lascia impressionare e cerca di sfruttare al meglio il vantaggio di prima candidata ufficiale. Il sindaco Ignazio Marino ha ingaggiato come consulente strategico l’ingegnere spagnolo Enric Truno y Lagares, un fuoriclasse delle Olimpiadi. Si è occupato con successo dell’organizzazione delle Olimpiadi di Barcellona del 1992 e, per l’Italia, dei Giochi invernali di Torino del 2006. Come in ogni squadra che punta alla vittoria, il campione deve essere, però, assistito da ottimi gregari. Così è stata istituita anche la cabina di regia che nei prossimi mesi si occuperà delle scelte in campo urbanistico, di ambiente, trasporti e viabilità. A parte l’importanza dell’evento sportivo in sé, si tratta di un’occasione unica per migliorare la città eterna e risolvere i problemi – anch’essi eterni – che la affliggono, come conferma il sindaco Marino: «L’idea che abbiamo noi delle Olimpiadi è quella di una trasformazione urbana al servizio della qualità della vita delle romane e dei romani». Una grande sfida, che – ai tempi di “Mafia capitale” – ha un valore simbolico enorme.
Nino Fazio