Un’unica grande famiglia tv. Questa l’idea di Mediaset che vorrebbe a tutti i costi le torri di Rai Way, mettendo sul piatto un’offerta di 1,2 miliardi di euro. Lo scopo del gruppo di Silvio Berlusconi è quello di far nascere una società con 5mila impianti, unificando di fatto il panorama televisivo fino a ricondurlo a un solo grande padre: El Towers. Il governo però non ci sta e blocca la scalata del gruppo di Berlusconi alle torri della Rai. Un comunicato apparso ieri sul sito del ministero dello sviluppo economico ha fatto presente che un decreto datato 2 settembre 2014, stabilisce che almeno il 51% delle quote di capitale Rai devono rimanere alla televisione pubblica. Soltanto in questo modo si garantirebbe alla Rai di non essere tagliata fuori dalla gestione del panorama televisivo nazionale.
L’Usigrai chiede di regolare definitivamente i conflitti d’interesse e all’antitrust di aprire con urgenza un fascicolo per fare luce sulla situazione. Il sindacato dei giornalisti Rai ritiene infatti improponibile una fusione “tattica”: dopo il patto del Nazareno fallito, le tasche di Fininvest sono vuote, ricorda il sindacato dei giornalisti Rai e l’ex premier è partito all’attacco per riempirle: prima con la proposta di acquisto di Mondadori a Rcs Libri (che se va in porto permetterebbe a Berlusconi di controllare il 40% del mercato dei libri), ora con Rai Way.
Un segnale chiarissimo: i benefici che le aziende di famiglia dell’ex Cavaliere avrebbero ottenuto con il Nazareno non ci sono più. Muoversi per trovare una soluzione, quindi, è d’obbligo. Ieri intanto le azioni di Mediaset e Fininvest in borsa sono schizzate a un +9,46%, segno che il mondo della finanza sembra aver apprezzato la mossa di Berlusconi. Meno piacevole sarebbe, per la monogamia informativa che ne seguirebbe.