I bronzi di Riace, in origine, sfoggiavano un’accesa policromia. Ne sono convinti alcuni studiosi che, con l’aiuto delle più avanzate tecnologie d’indagine, entro il 2016 completeranno una copia delle statue arricchita da quelli che erano probabilmente i colori di un tempo. Questo, ed altri casi di studio, sono stati al centro della conferenza organizzata ieri dall’Accademia dei Lincei di Roma.
L’incontro è stato l’occasione per presentare il libro “Science and art. The painted surface”, un corposo volume che dimostra come sia fruttuoso, per una migliore la comprensione della storia dell’arte, uno stretto connubio tra discipline umanistiche e scientifiche. Il libro raccoglie gli interventi di 116 studiosi provenienti da ben 19 Paesi diversi. Tra gli autori spicca il nome del premio Nobel per la chimica Richard Ernst, che analizza i pigmenti utilizzati nei dipinti tibetani Thangka (dei quali il chimico è – tra l’altro – anche un appassionato collezionista).Costas Fotakis è invece un fisico che ha dedicato i suoi studi allo sviluppo di tecniche per la conservazione dei beni culturali basate sul laser. Ultimamente lo scienziato è balzato agli onori della cronaca per aver ricevuto l’investitura di ministro per la Ricerca e l’Innovazione nel neoeletto governo greco. “Un riconoscimento più unico che raro per un uomo di scienza”, commenta uno dei relatori dell’Accademia dei Lincei, che si rammarica per la “rarità” di episodi simili in Italia.
La raccolta, edita dalla londinese Royal Society of Chemistry, accoglie anche testimonianze provenienti da eccellenze italiane nel campo del restauro, come l’Opificio delle Pietre Dure. Tra i casi di studio compare la Madonna del Cardellino di Raffaello, danneggiata alla fine del Cinquecento a causa del crollo del palazzo in cui era conservata, e sapientemente restaurata con l’aiuto di scansioni laser che hanno documentato i danni con estrema precisione.
Raffaele Sardella